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Gosens: “L’Inter si merita il vero Robin, qui sono felice. Ecco cosa è mancato”

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Intervista concessa da Robin Gosens, esterno dell'Inter, ai microfoni di DAZN. Queste le sue dichiarazioni sul suo momento e sul suo futuro in nerazzurro

Marco Astori

"Io voglio dimostrare ed essere quello che sono sempre stato: i tifosi e la società che ha sempre mostrato grande fiducia in me si meritano il vero Robin". Apre così l'intervista concessa da Robin Gosens, esterno dell'Inter, ai microfoni di DAZN. Queste le sue dichiarazioni sul suo momento e sul suo futuro in nerazzurro.

Sai quanto ti pagò l'Atalanta per comprarti?

—  

"Mi pare una cifra sotto al milione, 700 mila euro. Questo fa capire la crescita che ho fatto: sono arrivato come sconosciuto e sono diventato un calciatore di livello".

L'Inter?

—  

"La felicità è enorme perché sono in una delle squadre più forti al mondo: questo mi rende orgoglioso. Anche io ero un po' sorpreso, sono arrivato nel mio peggior momento con un grave infortunio, però c'è da dire che ho lottato tre anni per avere un'occasione del genere. Poi è andata a buon fine e sono contento".

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Cos'è mancato per vedere il vero Gosens?

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"Domanda difficile, anche io sto riflettendo tantissimo: anche io voglio sempre capire come funziona il mio corpo e perché non funziona come voglio io. E' stato un infortunio molto grave, ho sottovalutato l'impatto sul mio corpo: non ho giocato per un anno. Sono mancate le partite, senza quelle non puoi avere mai il ritmo, la fiducia per essere quello che voglio: tutti vedono che sto arrivando, mi sento sempre meglio. Manca l'ultimo step, giocare con continuità, ma sto arrivando".

Inzaghi?

—  

"Lui è una persona molto empatica, parla molto coi calciatori perché vuole sapere come stiamo anche fuori dal campo: si sente ancora un po' calciatore, capisce molto bene i giocatori. Questo è importante: se ho problemi fuori dal campo, posso andare nel suo ufficio e dirgli che non me la sento. Gestisce molto bene la squadra perché capisce".

Hai rifiutato dei club per l'Inter?

—  

"Ho fatto bene all'Atalanta, quindi secondo delle squadre interessate: ma io ho sempre avuto in mente di tornare in Germania prima o poi o di restare in Italia. L'Inter è stata la scelta giusta al momento giusto".

Il tuo idolo da bambino?

—  

"Alaba del Bayern perché mi ha impressionato sempre, fa tutti i ruoli e a livello altissimo".

Momento più bello e più difficile?

—  

"Il gol all'Europeo con la Germania e l'infortunio che ho avuto".

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Casoncelli o cotoletta?

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"Cotoletta alla milanese perché è simile allo Schnitzel in Germania".

Chi è il tuo Batman?

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"Mio papà, mi ha insegnato le cose che mi porto adesso".

La tua squadra del cuore?

—  

"Schalke 04".

Le persone che ringrazierai sempre?

—  

"Ci sono tre o quattro persone: Gasperini, il mio primo allenatore in Olanda, mia moglie e mio papà".

Segni a Bergamo, esulti?

—  

"No".

I momenti più belli di questi anni?

—  

"Il primo gol con l'Atalanta in Europa League, poi la partita a Valencia che è stata una partita incredibile, un'emozione fortissima. Abbiamo scritto la storia, rimane per sempre".

Gasperini?

—  

"Mi ha fatto crescere in maniera pazzesca, mi ha insegnato cose che non sapevo di poter fare: attaccare, difendere, inserimenti che prima non avevo mai fatto, ore di video per farmi capire. Posso solo ringraziarlo, senza di lui non avrei mai avuto l'occasione di venire in un club come l'Inter".

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L'Atalanta?

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"A questo mondo posso solo dire grazie di tutto, grazie a loro sono diventato il calciatore di adesso: c'è un rapporto incredibile che rimane per sempre".

I tuoi obiettivi?

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"Il momento difficile della stagione l'abbiamo passato, siamo usciti bene come squadra: l'Inter deve avere l'ambizione di puntare più in alto possibile. Il primo obiettivo l'abbiamo raggiunto: siamo andati agli ottavi in un gruppo molto difficile. C'è ancora distanza con chi lotta per lo scudetto, ma la stagione è lunga e nessuno sa come andrà: siamo pronti per quello che arriverà".

Dal gol di Barcellona può ripartire l'avventura di Gosens all'Inter?

—  

"Speriamo: a livello personale è stato un momento emozionante perché non in tanti hanno la possibilità di giocare al Camp Nou e fare un gol importante. Sarà un ricordo che porterò sempre con me, speriamo abbia un impatto sul mio futuro all'Inter. Spero arriveranno altre occasioni per ripetermi".

Come va l'università con psicologia?

—  

"Bene, sto facendo la tesi, manca l'ultimo step: ho appena mandato un questionario a tutti i compagni, mi devono aiutare. Faccio la tesi sul livello di resilienza tra un professionista e un giocatore di livello basso. Ho quasi finito, sono contento".

Il momento decisivo della tua carriera?

—  

"Quando mi ha visto lo scout del Vitesse che giocavo con i miei amici: ero mezzo ubriaco e ho fatto la partita che mi ha portato in Olanda. Ho dormito un'ora e poi ho giocato, da lì è partito tutto".

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