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I grandi veleni di Inter-Juve: da Ronaldo a Calciopoli, da Prisco a Berti. Ma tutto nacque nel 1961…

Le grandi polemiche e i veleni che hanno da sempre accompagnato Inter-Juve

Gianni Pampinella

Meno due giorni alla partita più attesa dai tifosi nerazzurri, Inter-Juventus. Gianni Brera lo ha definito il Derby d'Italia, era il 1967, a distanza di più di 50 anni, continua a essere definito il Derby d'Italia. "L’Inter è squadra femmina, quindi passionale, volubile, e pertanto agli antipodi del pragmatismo che caratterizza la Juventus", aveva scritto il grande giornalista sportivo. Una partita che vale più dei tre punti, non è semplice retorica, è la storia che lo dice. Quasi sempre è stata accompagnata da veleni, episodi che anche a distanza di tanti anni continuano a far discutere.

È la stagione 1960/61, la Juve è in testa e riceve l’Inter al Comunale. Il pubblico sfonda i cancelli e arriva sul campo. L’arbitro fa iniziare la partita, anche se non ci sono le garanzie di sicurezza. Dopo mezz’ora è costretto a sospendere. L’Inter vince a tavolino, ma la Juve fa ricorso e lo vince: la partita si deve rigiocare. Se la rabbia degli interisti è alle stelle, si deve ricordare che Umberto Agnelli è presidente della Federcalcio. Il presidente nerazzurro Angelo Moratti decide per protesta di schierare la squadra Primavera: i nerazzurri perdono 9-1 (prima gara di Mazzola). È l'inizio di una storica rivalità.

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