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Inter matura, ma manca ancora un tassello. Inzaghi, due meriti e un monito

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L'analisi di FcInter1908 sulla vittoria dell'Inter sul campo del Venezia: i nerazzurri convincono ancora e mirano la vetta

Marco Astori

Una prova di maturità. E' questo quanto chiesto da Simone Inzaghi ai suoi prima della partita contro il Venezia ed è quello che ha avuto. L'Inter vince ancora e convince sul piano del gioco, controlla per gran parte del tempo la partita e si porta temporaneamente a -1 da Milan e Napoli in vetta alla classifica. Continua l'ottimo momento di forma di tutta la squadra, ma soprattutto di Hakan Calhanoglu, a segno per la terza partita consecutiva in campionato: altra partita di personalità dell'ex Milan, che si conferma sempre di più un uomo fondamentale per questa Inter targata Inzaghi. Ma tutto il gruppo dimostra ancora una volta di essere coinvolto e affidabile nella sua totalità. E la prima prova di maturità l'ha data proprio l'allenatore: invece di un ampio turnover, Simone ha deciso di puntare ancora una volta sulla formazione pressoché titolare. E la scelta è assolutamente di buon senso: un'eventuale non vittoria a Venezia avrebbe quasi annullato quando di buono fatto contro il Napoli domenica scorsa.

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INZAGHI, DUE MERITI

Il lavoro di Simone Inzaghi va assolutamente celebrato: il tecnico dell'Inter ha creduto fin dal primo giorno in questa squadra, si è messo a lavorare e ha imposto i suoi dettami senza però contare sul buono fatto dal suo predecessore. Il merito dell'allenatore è proprio quello di aver inculcato alla squadra una mentalità più offensiva: l'Inter, col Venezia come con lo Shakhtar, ha mantenuto a larghi tratti la supremazia territoriale, ha attuato un pressing molto offensivo e ha creato moltissime palle gol. E, nonostante questo, ha dato sempre la sensazione di essere impenetrabile, non concedendo praticamente nessun'occasione pericolosa ai rivali. E il secondo clean sheet consecutivo non può che essere un buon segno. L'altro merito di Inzaghi va sicuramente su Hakan Calhanoglu: il tecnico ha sempre difeso il suo giocatore, anche quando le prestazioni faticavano ad arrivare. Ora il turco è sempre di più una mezzala completa, sia in fase offensiva che dietro e in costruzione: con questo livello, Eriksen sarà sempre meno rimpianto.

IL TASSELLO CHE MANCA

Ciò che manca ancora a quest'Inter per essere una squadra completa è sempre lo stesso particolare: il saper sfruttare le occasioni create. Per l'ennesima volta la squadra di Inzaghi crea una moltitudine di palle gol, trovandosi spesso anche in campo aperto in 3vs1 o in 4vs2, senza però riuscire a chiudere la partita. Realizzare solo due gol, tra cui uno su rigore, su 27 conclusioni tentate è una media troppo bassa: questo può portare poi anche a spendere più energie mentali del previsto nei finali di partita per difendere il risultato. Per far sì che questo non accada, serve concretizzare di più: l'Inter è già il miglior attacco del campionato, ma potrebbe esserlo ancor più nettamente se capitalizzasse maggiormente le chance create.

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INZAGHI, UN MONITO

Tra i tanti meriti, ci sentiamo di rimproverare solo una cosa al sin qui ottimo Simone Inzaghi. Anche nella gara col Venezia, come contro il Napoli, i suoi cambi hanno ancora una volta abbassato troppo il baricentro della squadra. Questo diventa inevitabile quando al posto di giocatori a trazione anteriore come Perisic e Barella ne entrano due difensivi come D'Ambrosio e Gagliardini. Chiaro che l'obiettivo in quel momento era quello di conservare il risultato, ma il messaggio che puoi dare agli avversari è una tendenza ad abbassarsi nella propria area di rigore e questo può dare fiducia a chi deve recuperare. Col Napoli è andata bene, il Venezia non ha impensierito più di tanto se non con qualche cross: ma per le prossime volte, magari, si può pensare ad una strategia diversa a livello di sostituzioni. Ciò però non inficia su quello che il mister sta facendo: come ha detto lo stesso Venezia, la sua Inter gioca davvero un calcio meraviglioso. Troppo meraviglioso per abbassare il proprio baricentro: lo tenga sempre alto. Sappiamo che a te piace così, a noi pure.

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