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Inter sorda e disattenta: ecco il messaggio passato in secondo piano. Spalletti tradito da…

L'analisi su Chievo-Inter di ieri pomeriggio

Daniele Vitiello

L'Inter vista a Verona, soprattutto quella del secondo tempo, ha molto in comune con una fetta di coloro che ne giudicano le prestazioni. Precipitosa, poco attenta e talvolta approssimativa. Un atteggiamento ovviamente controproducente, costato caro alla squadra di Luciano Spalletti, ripresa nel finale dall'acuto del sempreverde Pellissier, che inclina a sfavore dei nerazzurri la strada che porta al big match con il Napoli del boxing day di Serie A, rendendola decisamente in salita. Ha sofferto l’Inter al Bentegodi e non se ne capisce bene il perché, considerando il vantaggio accumulato al termine di un primo tempo disputato comunque su buoni livelli, in barba alle critiche pervenute come sempre senza alcun freno dai social quando il risultato era ancora sullo zero a zero. Nel mirino, fino a quel momento, Ivan Perisic, autore poi del gol che ha trasformato agli occhi di tutti una squadra di inadeguati in una corazzata da salotto buono del calcio internazionale. E' il termometro del tifo che coi suoi schizofrenici picchi finisce per contagiare anche buona parte degli addetti ai lavori, creando talvolta flussi di pensiero poco tendenti all'equilibrio e al buon senso.

Proprio nella serata in cui il croato è tornato al gol e si è rivisto in campo Radja Nainggolan dal primo minuto, Spalletti è costretto a storcere il naso, tradito da una fase difensiva che contro uno tra gli attacchi meno prolifici del campionato pensava di poter trascorrere un pomeriggio decisamente più tranquillo di quanto non si sia invece rivelato. Un pizzico di consapevolezza in più diventato presunzione, che ha guastato i piani nerazzurri, come se il messaggio pervenuto dal cammino finora svolto dai veronesi non fosse abbastanza forte e chiaro: i pareggi collezionati con Lazio e Napoli (al San Paolo) avrebbero dovuto portare i calciatori dell'Inter ad avere le antenne dritte fino al triplice fischio, non un istante prima. Perché è a livello mentale, ancor prima che sul piano tecnico-tattico, che si evidenzia maggiormente il distacco fra la Juventus e le altre: nella sponda bianconera di Torino sanno bene come affrontare qualsiasi tipo di avversario, dove attingere per tenere sempre alta la concentrazione e rimpinguare la bisaccia degli stimoli.

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