Il 2011 dell’Inter è un mix di gioie e dolori, cambi di panchina e sorprese. Il nuovo anno comincia con a capo della squadra nerazzurra Leonardo, ex calciatore, dirigente ed allenatore del Milan. Via, dunque, Rafa Benitez, che pare non abbia mai suscitato simpatia nell’ambiente nerazzurro, a partire proprio dal presidente Moratti che lo aveva scelto come dopo Mourinho. Sino alla sosta natalizia, con il tecnico iberico, l’Inter segna con il contagocce: solo 19 gol fatti in 14 partite, 23 punti e 11 reti subite. Però con Benitez i nerazzurri hanno trionfato nella Supercoppa Italiana prima e nel Mondiale per Club poi, divenendo così campioni del Mondo.
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L’Inter saluta un 2011 da montagne russe: ripercorriamolo
Il 2011 dell’Inter è un mix di gioie e dolori, cambi di panchina e sorprese. Il nuovo anno comincia con a capo della squadra nerazzurra Leonardo, ex calciatore, dirigente ed allenatore del Milan. Via, dunque, Rafa Benitez, che pare non abbia...
Con Leo, l’Inter cambia: tornano gli infortunati, la squadra viene incoraggiata continuamente, realizza tanti gol, ma ne subisce anche troppi: in 24 partite l’era targata Leonardo si conclude con 53 punti in campionato, 50 gol realizzati e 31 subiti. Uno score da paura. Torna la sintonia tra la squadra, il tecnico è innamorato della rosa, i tifosi ricambiano la stima e arriva anche il terzo successo della stagione 2010-2011, la Coppa Italia, vinta all’Olimpico di Roma contro il Palermo. In Champions, invece, la squadra nerazzurra si ferma ai quarti contro lo Schalke 04, che vince incredibilmente 2-5 a Milano, e 2-1 in Germania, in una gara che non aveva più nulla da dire. Il tracollo con lo Schalke rende inutile l'impresa dell'Allianz Arena contro il Bayern Monaco, battuto 3-2 in clamorosa rimonta (89’ gol di Pandev).
Nei primi giorni delle vacanze estive, però, succede di tutto: Leo viene contattato dal Paris Saint Germain per occupare il ruolo a lui più consono, quello di direttore sportivo; l'offerta è allettante e Leonardo è tentato. Moratti capisce la situazione e contatta Marcelo Bielsa, il primo di una serie di tecnici "valutati" dalla dirigenza nerazzurra. Alla fine Leonardo cede alle lusinghe del Qatar e Moratti ingaggia Gasperini, tra lo scetticismo generale.
Leonardo, intanto, firma per il PSG e, in una conferenza stampa convocata da lui stesso a Milano, spiega le ragioni del suo addio, ringraziando Moratti ("Si è comportato come un padre") e tutto l’ambiente.
Tocca a Gian Piero Gasperini, dunque, condurre l’Inter nella stagione 2011-2012, per confermarsi ad alti livelli. Il primo test ufficiale è a Pechino: Milan-Inter, il derby che vale la Supercoppa italiana. L’ex tecnico di Crotone e Genoa preferisce lasciare a casa i sudamericani dopo la Coppa America (gli infortuni lo costringono al recupero di Zanetti), Allegri, invece, no e trionfa nel derby in terra cinese: 2-1 in favore dei rossoneri in rimonta dopo la rete iniziale di Sneijder.
I dubbi cominciano ad invadere Appiano Gentile e Corso Vittorio Emanuele: il 3-4-3 non convince, il ruolo originario di Sneijder non esiste più, il mercato in entrata latita e in più parte Eto’o, l’uomo che ha trascinato l’Inter nella passata stagione, attratto dal contratto più ricco della storia del calcio, che gli viene sottoposto dai russi dell'Anzhi. Altro addio e altri ringraziamenti a Moratti, questa volta definito "come Dio in terra" dall'ex centravanti del Barcellona.
Il campionato slitta di una giornata a causa del discusso sciopero dei calciatori e l’Inter comincia, quindi, dal ‘Renzo Barbera’: ad attendere i nerazzurri c’è il Palermo di Devis Mangia, allenatore della Primavera che rileva Pioli. Quella dell’11 Settembre è una partita pazzesca: l’Inter passa in vantaggio con Milito (33’), poi Miccoli pareggia nel secondo tempo (48’). Cinque minuti più tardi, però, Milito riporta avanti i nerazzurri dal dischetto. Tre minuti ancora e Abel Hernandez riporta tutto in parità. Quando la gara sembrava destinata a concludersi sul 2-2, prima Miccoli trafigge J.Cesar (86’) e poi Pinilla dalla distanza lo beffa (88’). Inutile la rete al 91’ di Forlàn, l’unica ufficiale con la maglia nerazzurra.
Nella terza giornata (la seconda giocata), l’Inter non va oltre uno spento 0-0 con la Roma di Luis Enrique. Poi altri tre schiaffi a Novara dalla neopromossa (e in Champions la clamorosa sconfitta interna col Trabzonspor) e Moratti (tornato a seguire la squadra in trasferta) esplode. Termina così l’avventura di Gian Piero Gasperini sulla panchina nerazzurra: tre sconfitte ed un pareggio, nelle prime quattro gare ufficiali.
A Milano arriva un altro grande signore del calcio: Claudio Ranieri. Il tecnico ex Juventus e Roma è considerato da molti l’uomo adatto per risollevare le sorti dell’Inter e per archiviare definitivamente un passato ingombrante, che risponde al nome di JosèMourinho
La sua avventura nerazzurra comincia con un successo a Bologna (1-3) ed uno in Russia contro il Cska (2-3), due vittorie importanti, soprattutto quella europea, che regala i primi tre punti in Champions League dopo la sconfitta contro il Trabzonspor con Gasperini alla guida.
Il primo ottobre l’Inter attende a Milano il Napoli: i primi 45’ sono giocati con un grande ritmo e sembra che la squadra nerazzurra possa spuntarla sui campani. Poi entra in scena l'arbitro Rocchi, che commette errori a ripetizione a danno dei nerazzurri fino all'incredibile abbaglio che segna la partita: espulso Obi (il cui primo cartellino giallo è ai limiti dell'incredibile) e calcio di rigore inesistente (fallo fuori area) per la squadra di Walter Mazzarri. Julio Cesar lo para ad Hamsik, ma subito dopo Campagnaro la butta dentro. Nel secondo tempo non c’è partita: domina il nervosismo, l’Inter è spenta, Ranieri in tribuna per aver protestato duramente contro l’arbitro in occasione del penalty e i partenopei vincono 3-0.
La sosta non aiuta i nerazzurri, che incappano nuovamente in una sconfitta: a Catania l’Inter cade 2-1, dopo essere passata in vantaggio con Cambiasso al 6’. I nerazzurri vengono rimontati da un ‘golazo’ di Almiron al 47’ e da Lodi, che realizza ancora una volta un rigore inesistente per un (NON) fallo di Castellazzi su Bergessio.
Nelle due giornate successive l’Inter conquista 4 punti su 6 disponibili: vince in casa contro il Chievo (gol di Motta) e pareggia a Bergamo (Sneijder e Denis). Poi un'altra sconfitta, la più brutta da accettare: quella contro la Juventus di Antonio Conte. L’Inter gioca bene, crea, coglie una traversa ed è sfortunata: ma continuano i problemi in fase difensiva e lo si vede al gol di Marchisio: termina 1-2 per i bianconeri che volano in testa.
L’Inter, dopo il derby d’Italia, vince sei partite su sette rilanciandosi dalla zona retrocessione a quella Europa League: cade una volta sola contro l’Udinese, dopodiché batte in ordine: Cagliari, Siena, Fiorentina, Genoa, Cesena e Lecce, salendo al quinto posto a -8 dalla vetta.
Il resto è storia recente, con i viaggi del ds Piero Ausilio in Sudamerica e un mercato che incombe da programmare. Perché quello che ha fatto l' Inter in campo fa già parte del passato, quello che invece potrà e dovrà fare, come società e come squadra, nel 2012 per ora lo possiamo solo immaginare.
Con la speranza, a dicembre del prossimo anno, di poter nuovamente narrare di trofei e coccarde, di trasferte europee e di gol indimenticabili. Il 2011 va in archivio, un 2011 fatto di gioie e dolori, di alti e bassi, un 2011 pazzo. Ma questa, per noi, non è una novità.
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