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Lautaro: “Inter, non ti mollo più. Io e Icardi lottiamo per un posto, giocherei con Dybala…”

Andrea Della Sala

Ha rimpianti per una Champions vissuta da comparsa?

«Spero che la prossima sia la mia. Prima qualifichiamoci. Poi certamente avrò qualche conoscenza in più per affrontarla».

La sua carriera è sempre andata molto di fretta. Non c’è il rischio di correre troppo?

«Io mi dò sempre degli obiettivi a breve termine: ora la qualificazione europea, poi la Coppa America, dopo la Champions. Pensando di poterla vincere».

Addirittura vincere?

«Se pensi alla vittoria tutto diventa più facile. Se pensi ad arrivare secondo, non vinci mai».

Lei ha 21 anni, ma ha la capacità di ragionare sempre di squadra.

«Giusto che sia così. Se faccio gol ovviamente torno a casa felice, ma i risultati collettivi sono quelli che fanno risaltare le prestazioni individuali. E se giochi per la squadra, la squadra ti aiuta a fare più gol. Se giochi solo per te, diventa più dura».

Quando rinnoverà il contratto?

«Dovete chiederlo al direttore».

Ci sarebbe un’ultima domanda. Perché la chiamano Toro?

«Al Racing due compagni che erano con me alla pensione - Brian Mansilla e Santiago Reyes – mi diedero quel soprannome per via della forza che mettevo in campo. E perché chiedevo ogni volta il pallone come fosse l’ultimo da giocare». 

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