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Meazza, all’Inter costerà  75 mln? L’idea per la ‘pace’ col Milan. Ma di mezzo c’è…

Dietrofont, impegni presi, penali, progetti e via dicendo. La retromarcia del Milan sulla costruzione del nuovo stadio ha innescato una serie di conseguenze a catena che di fatto andranno a penalizzare – e non poco – l’Inter e il suo...

Giovanni Montopoli

Dietrofont, impegni presi, penali, progetti e via dicendo. La retromarcia del Milan sulla costruzione del nuovo stadio ha innescato una serie di conseguenze a catena che di fatto andranno a penalizzare – e non poco – l’Inter e il suo progetto avviato per “l’acquisizione” del Meazza.

Dalle colonne di Libero, Matteo Spaziante ricostruisce la vicenda, analizzando gli scenari che si potrebbero creare da qui ai prossimi anni.

DERBY CONTINUO – “Il vero derby non è finito domenica a San Siro, il vero derby tra Inter e Milan si sta giocando «su» San Siro. Dopo il dietrofront dei rossoneri sullo stadio al Portello, ieri doveva esserci un vertice tra le due società e il Comune per parlare dei lavori in vista della finale di Champions.

INCONTRO - Appuntamento, però, saltato. Ufficialmente non c’è stata una motivazione: solo una richiesta di spostare l’incontro, che potrebbe esserci venerdì secondo il nuovo programma. Ma dietro le quinte, ha preso corpo l’interpretazione che l’ira in casa Inter verso i cugini abbia contribuito a far saltare l’appuntamento tra i club e Palazzo Marino. Adesso i nerazzurri chiedono al Milan un incontro per chiarire la situazioine e capire i reali piani del club rossonero.

RETROMARCIA - La marcia indietro del Milan su San Siro è da ricercarsi nell’alto costo di realizzazione dell’impianto al Portello. La cifra complessiva si sarebbe aggirata intorno ai 300 milioni, soldi che hanno fatto storcere il naso dalle parti di Fininvest, che subito ha posto il veto. Una sostanziale sconfitta per Barbara Berlusconi, che sul nuovo stadio si era spesa molto, pagando però la moltiplicità di correnti in seno alla società.

Mr BEE - Nemmeno Mr.Bee aveva inserito lo stadio tra le sue priorità, di fatto favorendo (non volontariamente) lo stop all’affare. Uno stop che porterà al pagamento di una penale da almeno 5 milioni verso Fondazione Fiera, oggi l’ipotesi più accreditata per risolvere il contenzioso.

FASTIDIO  - Ora, però, il rischio è di aprire un altro contenzioso, però con l’Inter. La società di Thohir infatti è rimasta spiazzata dalla marcia indietro dei cugini rossoneri, non tanto per il no al Portello ma perché lo stesso patron aveva ricevuto rassicurazioni sul fatto che avrebbero lasciato San Siro. Stupore poi per non essere stati avvisati prima di dare la notizia alla stampa, stupore soprattutto dovuto alla decisione di abbandonare pure la ricerca di una nuova area per lo stadio, e stupore infine anche per le dichiarazioni dell’assessora allo Sport Chiara Bisconti, che ha tirato in ballo la convenzione firmata fino al 2030 da entrambi i club per la gestione del Meazza in coppia (nonostante in Comune conoscano la volontà dell’Inter e il progetto del rinnovamento dell’impianto sia già arrivato).

VINCOLO - Molto, se non tutto, ruota proprio intorno al contratto che ha durata ancora per 15 anni e che lega le mani ai nerazzurri: il progetto per un San Siro tutto interista rischia di arenarsi, nonostante le intenzioni di Thohir siano di andare avanti dritti per la propria strada. In sostanza, la retromarcia ha lasciato l’Inter con il cerino in mano. Il Milan, adesso, non ha alcuna intenzione di sciogliere il contratto, mentre il Comune ha interesse ad avere due stadi ma fino a un certo punto, visto che il canone versato a Palazzo Marino con un solo club al Meazza si ridurrebbe. In queste condizioni, si va verso una convivenza forzata e con rapporti ai minimi termini tra cugini.

SOLUZIONE - La soluzione che potrebbe accontentare entrambe sarebbe di ridurre la capienza (intorno ai 60mila, come previsto dall’Inter) e creazione di un’area con servizi e ristorazione nella zona ex trotto, il famoso «quarto anello». Interventi il cui costo potrebbe aggirarsi sui 150 milioni di euro da dividersi, insomma non una cifra elevatissima. L’impresa però appare tutt’altro che facile, perché di mezzo c'è ovviamente non solo il Comune (che è in «scadenza», viste le imminenti elezioni per il nuovo sindaco) ma anche la Snai, proprietaria dell’impianto. Sembrava essersi concluso, invece il derby su San Siro rischia di protrarsi ancora a lungo.