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Milito: “Inter, grande progetto. Strama dice le cose in faccia. Vorrei rigiocare…”

Il centravanti dell’Inter Diego Milito ha rilasciato una lunga intervista a La Stampa, pubblicata oggi. Dopo tanti anni l’Inter non parte favorita: sensazioni? «Le darà e le dirà il campo. Noi siamo una squadra che sta costruendo...

Lorenzo Roca

Il centravanti dell'Inter Diego Milito ha rilasciato una lunga intervista a La Stampa, pubblicata oggi.

Dopo tanti anni l’Inter non parte favorita: sensazioni?«Le darà e le dirà il campo. Noi siamo una squadra che sta costruendo qualcosa di importante per il futuro, ma per farlo ci vuole tempo».Niente ambizioni per questo giro?«Alt. La maglia che indossiamo ci obbliga a puntare sempre in alto».«Il centravanti titolare è Milito»: l’ha detto Stramaccioni, l’ha confermato Moratti. Via Pazzini, azzerata la concorrenza: nientemale come apertura di credito.«È un grande piacere far parte del progetto di questa nuova Inter: la fiducia è tutto nel calcio».Così è più semplice digerire un ko come il 3-1 con la Roma?«Ho imparato che ci sono anche le sconfitte buone nel calcio. Quelle che ti fanno capire tante cose, che fanno risaltare certi problemi e a che punto sei. Quella con la Roma è una di queste».Il piacere della sconfitta, allora.«No, è sempre brutto. Ma di peggio ci sono le vittorie che fanno male, quelle che ti fanno perdere la testa».Capiranno i tifosi?«Ci vuole tempo e pazienza, ma credo di sì. Tante squadre hanno imboccato una nuova via, cambiare in questo momento è più facile anche per l’Inter. Abbiamo perso tre calibri come Julio Cesar, Lucio e Maicon, stiamo ripartendo».A proposito: via tutti i brasiliani, si è finalmente capito chi comanda all’Inter...«Non l’accetto neanche come battuta. Le scelte spettano alla società: poi, certo, sono contento, se ci sono e arrivano altri argentini. E se continua ad accadere significa che qualcosa di buono abbiamo fatto».Dopo tre campionati il Toro torna a sfidare una grande: che cosa sa dei granata?«Che Ventura è bravo e loro sono una buona squadra. Me lo ricordo il suo Bari, due anni fa ci mise in grande difficoltà. Ventura fa giocare le squadre in modo sempre molto offensivo».24 maggio 2009: Torino-Genoa 2-3. Praticamente granata in B quella domenica: seguì rissa gigantesca nel finale, vi accusarono di giocare alla morte. Teme accoglienze particolari?«È acqua passata, noi avevamo ancora qualche speranza Champions, vincere sarebbe stato importante. La rissa? Loro si giocavano la serie A, certe reazioni sono anche da capire».Fu partita vera rispetto ad altre poi finite nel calcio scommesse. Combine, bilanci in rosso: si può ancora credere a questo sport?«Gioco a calcio da tanti anni e ne sono ancora innamorato. Ho sempre dato tutto me stesso insieme ai miei compagni: e i nostri tifosi lo sanno. Tutto il resto non mi interessa».Di Balotelli disse: «Ha talento, deve solo imparare e ascoltare». Ora è arrivato Cassano, altro tipo mica male da gestire.«Cassano è un uomo, più maturo di Mario. Ci siamo trovati contro anche in Spagna: io al Saragozza, lui al Real. Gliel’ho ricordato la prima volta che ci siamo rivisti».Quanto conta un allenatore di calcio?«Non faccio percentuali, ma è fondamentale».Quindi la Juve senza Conte in panchina è meno pericolosa?«Qualcosa può perdere, ma è la squadra campione e ha fatto investimenti importanti».Nel dettaglio: dove si sentirà la mancanza di Conte?«Nelle situazioni impreviste che si verificano sul campo e nell’intervallo della partita».Da eroe del Triplete al centravanti che non faceva più gol nemmeno da zero metri.Come si fa a non perdere l’equilibrio?«Conosco una ricetta sola: aggrapparsi al lavoro. E così ho fatto».Stramaccioni a chi assomiglia?«I confronti non mi piacciono. Di certo ha una virtù: dice tutte le cose in faccia, Senza fare distinzioni».Ci frequenta, salvo la parentesi di tre stagioni in Spagna, dal 2004: che fine ha fatto il campionato più bello del mondo?«Per me resta un torneo di grande livello, in Sudamerica continuano a guardarci e a voler venire a giocare in Italia».Dopo tutti questi anni che cosa ancora la emoziona in campo?«Vedere l’Inter giocar bene. E segnare».Che cosa invece non sopporta?«Gli infortuni, la parte più brutta del calcio».A quale giocatore ha rubato i trucchi del mestiere?«A Batistuta e Crespo. Non ho mai avuto la fortuna di giocare con il primo, con Hernan siamo diventati grandi amici».Si autodenunci: furto di?«Movimenti senza palla, tagli in profondità, agguati sul primo palo».La partita che vorrebbe ripetere?«La finale di Supercoppa Europea con l’Atletico Madrid del 2010. Abbiamo perso e giocato anche molto male».Quella invece da giocare pescando nella storia del calcio?«Ne ho fatte così tante di importanti, non mi manca nulla».Nonni calabresi, dunque sangue italiano: dove si vede tra10 anni?«In Argentina a lavorare nel calcio. Il vostro Paese mi ha dato tantissimo, mia figlia è nata a Milano, ma là ho parenti e amici».Che cosa ha di italiano?«Appunto, il sangue».