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Moratti: “Eroi triplete nella storia ma conta l’Inter. Handanovic quello giusto. E Destro…”

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il Presidente Massimo Moratti, parla della sua Inter: dal mercato al progetto per il futuro che parte oggi con la presentazione delle nuove maglie «Quanto entusiasmo ho da uno a dieci? Assolutamente dieci:...

Riccardo Fusato

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il Presidente Massimo Moratti, parla della sua Inter: dal mercato al progetto per il futuro che parte oggi con la presentazione delle nuove maglie

«Quanto entusiasmo ho da uno a dieci? Assolutamente dieci: stiamo costruendo qualcosa che possa avere credibilità, durata, forza. E che ci riporti a vincere. Ho molta fiducia, moltissima: apriamo un progetto nuovo e basato sui giovani, e Stramaccioni ne è il simbolo. Lui, del resto, è il nostro... giovane adulto».

Presidente, proviamo a metterla così: siamo all’Anno Zero?«Diciamo che se tutto questo è un ripartire con un’idea chiara che ci metterà nelle condizioni di fare bene, beh, sì, è un Anno Zero. Un ripartire che ha e porta entusiasmo, che nasce da un’idea di gioco chiara e ha una linea ben precisa: per questo sono convinto che sia la ripartenza giusta».

Personalmente come sta vivendo questa ripartenza?«Si è sempre molto legati alla speranza che l’idea sia quella buona, però io sento e avverto fiducia. E sono fiducioso perché è vero che tutto questo nuovo passo ha una dose di rischio, ma non deve far paura, anzi: deve appassionare ancora di più, e a me sta succedendo esattamente questo».

Stramaccioni è il simbolo di questa New Age Inter.«Andrea Stramaccioni è un allenatore di talento con una forte preparazione, con passione e competenza. Un allenatore e una persona credibile, affidabile. Per tutte queste cose mi è sempre sembrata la figura giusta per un nuovo inizio».

Cosa c’è da scoprire in questo nuovo inizio?«Molti nuovi giovani sicuramente, partendo dai tanti successi che abbiamo conquistato dalla Primavera in giù: ci vorrà tempo ma ho molta curiosità. Servirà pazienza perché non è sempre facile né... subito, però quando vedi nuovi giocatori, nuovi ragazzi in campo io ho sempre la stessa sensazione di attesa di quando si vede per la prima volta un nuovo straniero. Ne parlano bene, lo aspetti, lo vedi giocare: è una scoperta. Qui so che c’è bravura e anche talento: da scoprire ».

Basterà tutto questo per tornare a vincere subito?«Non mi piace né voglio essere presuntuoso, l’importante è che questa idea che abbiamo abbracciato sia valida prima di tutto per noi. E il resto verrà. Certo che...».

Che all’Inter non c’è tempo?«Esatto, e lo sappiamo. Ma arrivare a vincere è l’obiettivo che dobbiamo porci. E ce lo porremo anche quest’anno, come sempre».

Ai tifosi cosa vorrebbe dire?«Loro capiscono, sono intelligenti ed esigenti. Dico che io, da primo tifoso, ho curiosità di veder avviato questo nuovo disegno interista. E che ci vuole entusiasmo attorno all’allenatore e alla squadra, e credo non mancherà. Detto questo, tutto il nostro lavoro dovrà essere fatto con grande profondità e mai con superficialità. Le ribadisco una cosa: la mia carica è pari a dieci, e le situazioni non facili mi caricano ancora di più».

Allora senza Champions e con l’Europa League...«Diciamo che è un po’ come passare dal cinemascope a una tivù in bianco e nero, un effetto decisamente diverso. Però...».

Però è un palcoscenico sul quale la parola vincere può anche non stonare.«E’ comunque una coppa internazionale, con squadre anche di alto livello e noi siamo l’Inter: è una manifestazione da giocare al massimo anche se è naturalmente scomodo disputarla il giovedì, magari in posti lontani... E poi sì, noi dobbiamo partire per vincere: che non sia facile è normale, che sia un obiettivo importante, beh, questo sempre».

Tanti cambiamenti: di palcoscenici europei, in società e ovviamente di giocatori. Da dove partiamo?«Palacio mi piace: la sua storia parla di tanti gol fatti, e mi sembra che la cosa conti non poco...».

E Samir Handanovic?«Un portiere affidabilissimo: mi pare che abbia le credenziali giuste».

Destro lo rivuole a tutti i costi?«Io vorrei anche Leo Messi (sorride, ndr), ma dipende se si può, se ci si riesce, quanto costa...».

Nel frattempo un pezzo di Triplete se ne va, da Lucio a (forse) Julio Cesar, Maicon... Quanto le dispiacciono certe partenze eccellenti?«Il Triplete è stato il nostro apice e quindi si fa spesso riferimento a quel grande momento, ma questa è gente che ha vinto anche di più: coppe, supercoppe, il mondiale per club, tutti momenti di ricchezza nelle vittorie. Per loro rimangono affetto, da parte mia e da parte dei tifosi: sono nella storia dell’Inter, fortemente. Fra qualche anno tutti noi penseremo all’Inter che ha vinto 15 trofei in 7 stagioni e i loro nomi resteranno scolpiti nella mente di tutti come protagonisti. Protagonisti grandissimi».

Se veramente tutte queste uscite diverranno ufficiali, chi le mancherà di più?«La mancanza la sento per tutti, ma so che devo mandare avanti una società e mettere lei davanti ai miei sentimenti... Purtroppo dev’essere così. Fra l’altro, poi, per qualcuno c’è anche la possibilità di rilanciarsi altrove...».

Parla di Pazzini?«No guardi, per il mercato è giusto che si rivolga ai nostri direttori Branca e Ausilio...».

Mercato che ha un’identità ben precisa: alleggerire il monte-ingaggi reinvestendo il risparmio in giocatori forti.«E’ un dovere: la società, prima di tutto, deve stare bene».

Davanti a questa NewAge interista come pensa che si comporteranno i tifosi?«Penso bene. L’importante è che diano sostegno a questi ragazzi, perché io ho fiducia in loro e perché mi pare che chi c’è, chi arriva e chi è un giovane da inserire abbiano tutti le credenziali giuste. Chi stiamo prendendo, poi, mi sembra abbia la certificazione di buona condotta...».

Salirà a Pinzolo per il ritiro?«Cercherò, compatibilmente coi miei impegni. Ma ancora non lo so».

Facciamo così: se in questo momento avesse davanti la squadra cosa le direbbe?«Di solito non mi preparo discorsi: guardo i giocatori negli occhi e vado a braccio, in base a quel che sento in quel determinato momento. Diciamo che vorrei tornare a vincere: il programma basato sui giovani potrebbe richiedere più tempo, ma il traguardo della vittoria dev’essere sempre nel nostro mirino».

Se le dico scudetto?«Partecipiamo per vincere».