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Ronaldo: “Ho fatto di tutto per tornare all’Inter. Fiducia in Zhang. Il 5 maggio…”

Il Fenomeno racconta le tappe principali della sua carriera in nerazzurro

Fabio Alampi

Nel corso di una lunga intervista concessa a SportWeek, settimanale de La Gazzetta dello Sport, Ronaldo ha ripercorso la sua carriera con la maglia dell'Inter fra gioie, dolori e rimpianti.

L'INFORTUNIO DEL 2000 - "Dopo l'infortunio avrei scoperto un altro Ronaldo. Molte persone in questi anni mi hanno detto: "Il silenzio di quella sera all'Olimpico, quando sei caduto urlando con il ginocchio in mano, non lo dimenticherò mai". Io quel silenzio non me lo ricordo, ma il dolore sì. E anche i pensieri del dopo: "Tornerò? Come tornerò?". Però, passata la paura, mi sono ritrovato addosso una forza di volontà che non credevo di avere e di poter avere. Un altro uomo prima che un altro giocatore, ma con lo stesso amore per il calcio: è sempre stato quello il mio miglior allenatore, medico, fisioterapista, compagno".

IL 5 MAGGIO - "L'infortunio era destino, il 5 maggio fu una colpa: quando il destino ce l'hai in mano, se ti scappa via non puoi prendertela con nessuno. Non eravamo noi, e non ci siamo mai spiegati davvero perchè: per quello piangevo".

L'ADDIO ALL'INTER - "Quello scudetto era il regalo minimo che dovevamo fare ai nostri tifosi. Che dovevo fargli, per quanto mi avevano voluto bene anche quando stavo male. Ma a Roma non sapevo già cosa sarebbe successo, solo quello che avrei detto a Moratti. Cuper? Non c'era rapporto, l'ho detto decine di volte e l'avevo detto anche al presidente, e non ci sarebbe potuto essere. Non c'era neanche un compromesso possibile: perciò quando io e Moratti, diverso tempo dopo l'addio, ne abbiamo riparlato, ci siamo "perdonati" senza darci colpe. In quel momento davvero forse nessuno dei due avrebbe potuto fare altro".

L'ARRIVO AL MILAN - "Sembra comodo dirlo dopo, ma è solo e soltanto la verità: io volevo tornare all'Inter. Di più: ho fatto di tutto per tornare all'Inter. Ho aspettato tutto il tempo possibile per dare all'Inter il tempo di dirmi sì o no: quando non arriva né un sì né un no, vuol dire che è no. Per il Milan era sì e io in quel momento, più che traditore, mi sentivo un po' tradito per essere stato "rifiutato": era una scelta impopolare, ma nella mia vita non ho mai avuto paura di farne. E oggi per me non ha nessun senso chiedermi se lo rifarei. Se l'ho fatto è perchè in quel momento sentivo che era la cosa da fare: né giusta né sbagliata, ce l'avevo in testa e c'era un perchè".

LA NUOVA INTER - "Confermo quello che ho già detto: ho fiducia in Zhang e in questa nuova gestione. E da tifoso interista ho il sogno di tutti i tifosi: massimo rispetto per la Juve, che in Italia è un esempio di come si gestisce un club e si costruisce un ciclo, ma è ora che questa dittatura finisca. E tocca all'Inter, non vedo altra possibilità".

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