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Spalletti: “Joao Mario? Tutti scandalizzati. Quello che è successo all’Inter è una cosa…”

Le parole del tecnico in conferenza stampa

Sabine Bertagna

Luciano Spalletti ha commentato la netta vittoria della sua Inter sul campo ostico della Lazio. Queste le sue parole in conferenza stampa: "Per noi sono tutte settimane importanti. Chiaro che quando c'è l'inserimento di un presidente a diventare il nuovo comandante da un punto di vista pratico di quello che è il nostro club: è una cosa che va rimarcata perché poi abbiamo un presidente giovane e molto ambizioso. U presidente che ha questa voglia di far crescere questa squadra al dilagare dei soldi non soldi. Lui è presente è diventato uno di Milano, vede gli allenamenti, va a cena con la squadra. Trasferisce questo amore per il club e per questi colori. Le settimane sono tutte importanti perché noi dobbiamo sempre far risultato. La squadra si è rimessa in carreggiata, diventa visibile che siamo cresciuti. Noi dobbiamo essere nelle condizioni di giocare un buon calcio e sapere che non c'è spazio per vivere su quello che è stato il risultato. La Lazio non diventa più debole. Oggi abbiamo fatto una grande partita, il secondo tempo un pochettino meno. Tra qualche giorno c'è un'altra partita. Il Genoa magari aspetta e riparte, c'è da avere attenzioni differenti. C'è ugualmente da esibire un livello di calcio importante. Pur facendo delle gestioni corrette. Dopo tre giorni si gioca una partita fondamentale. Siamo in perfetta sintonia con quello che deve essere l'essere calciatori dell'Inter, vestire questi colori e avere tutta questa passione che ci ah seguiti fino a qui".

Rosa e scelte - "C'erano migliaia di tifosi a sostenere la squadra, non mi sarei mai aspettato. E' davvero un movimento importante. Io non vado a fossilizzarmi su chi ha giocato. Non guardo la classifica. Non vado in confusione perché non c'è Nainggolan. Manca Nainggolan e bisogna vincere comunque. Uno manca, uno gioca sotto livello. Riuscire a percepire qualcosa ape direziona rel apartitico anella maniera giusta, dentro tutte queste partite, questi viaggi, queste pressioni nella testa: vinci qui, vinci dopo. Sempre a dare il massimo. Qualcuno deve rifiatare ogni tanto. Abbiamo una rosa forte. Non voglio essere amico dei calciatori se gli do la maglia. Preferisco non essergli amico. Sto bene con tutti. Devo valutare.

Joao Mario? Tutti scandalizzati. E' colpa mia che non gliel'ho data prima la maglia. La meritava prima per la sua professionalità. Ha fatto un'ora di partita a livello che doveva fare, ci ha dato una mano per fare quel possesso. Non c'è niente di strano, si va avanti. Domani ci si sveglia presto. Non c'è niente da festeggiare. E' successo quello che a una squadra dell'Inter può succedere: vinci una partita 3-0 fuori casa. L'Inter è cresciuta nell'organico, che è più importante e che ti permette di andare a giocare le partite senza avere il patema di chi non può giocare. Quest'anno abbiamo ruoli doppi. Il problema è che rimangano stimolati per dare il loro contributo. Se partecipano come adesso e fanno bene il loro lavoro diventa visibile che siamo cresciuti in qualità di gioco, in personalità, in convinzione di poter fare risultati senza avere l'atteggiamento dei presuntuosi. Chiaro che se non porti a casa il risultato diventa tutto più difficile".

L'anti? "Bisogna vedere cosa si mette in campo e andarlo a fare questo porta a porta, essere sicuri che arrivi a tutti i componenti del gruppo il messaggio su quello che deve essere il nostro calcio e la nostra intenzione. Non l'anti questo o l'anti quello: essere una squadra forte. Come abbiamo fatto il primo tempo. Di chi è l'anti ditelo voi. Io dico che se c'è differenza tra una partita e l'altra siamo l'anti noi. Se si ha la forma giusta sai può vincere con chiunque. Come è successo in precedenza. Io prendo la forma di quello che ci vuole per vivere nel contesto in cui sei chiamato a operare. A Milano mi attaccano meno e mi vengono meno addosso sono più tranquillo. Poi si va a fare la conta.

De Vrij? A maggio l'ho solo visto, ora l'ho conosciuto meglio. Un ragazzo emotivo vuol dire che è per bene, che non ha paura di nessuna situazione in cui viene chiamato a giocare. Quando gli ho detto che non avrebbe giocato lui ha detto non ho problema a giocare. Lo sapevo di già, sono io che non lo voglio mettere nel contesto e visto il ragazzo per bene che è diventava ius partita che emotiva per lui. Ti vuol convincere che sa fare tutto, ma non ho dubbi. Avendo 4 giocatori forti in quel ruolo lì qualcuno si fa riposare. Per ora non ho mai usato Ranocchia ma ci fosse bisogno del colpo di testa nell'area di rigore diventa il più forte. De Vrij non è lento, è veloce e fa strada soprattuto nel lungo. Poi ho scelto Miranda perché la Lazio aveva due calciatori veloci".

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