Paolo Ziliani, caporedattore della redazione di SportMediaset, dal suo blog www.paoloziliani.it fa partire una durissima stoccata ad Andrea Agnelli, criticando il suo atteggiamento poco costruttivo nei confronti di Moratti e della Lega Calcio:"Che i rampolli di casa-Agnelli non fossero esattamente aquile lo si sapeva da tempo; ma che Andrea Agnelli, figlio di Umberto, l'ultimo a portare il nome di famiglia, rischiasse di fare più danni del cugino John Elkann e di risultare più molesto del cugino Lapo, nessuno onestamente l'avrebbe previsto. E invece. Nel breve volgere di un anno e mezzo – ed esattamente dal 28 aprile 2010, data della sua nomina a presidente della Juventus in sostituzione di Jean Claude Blanc – il giovane Andrea è riuscito nell'impresa di coprirsi, e di coprire la Juve, di ridicolo. E oggi, mentre l'anno di grazia 2011 declina, dopo una carrettata di proteste, lamenti e mugugni, proclami, reclami ed esposti, il rampollo Andrea ha raggiunto l'apoteosi infilandosi nell'imbuto in cui resterà strangolato: il leggendario “tavolo politico” da lui richiesto, a gran voce, dopo l'ennesima porta in faccia sbattutagli dal Tnas, a distanza di pochi giorni dalla condanna di Moggi a 5 anni e 4 mesi per associazione a delinquere e frode sportiva al termine del processo che avrebbe dovuto decretarne la beatificazione e fare della Juve una martire del ventunesimo secolo, la Santa Maria Goretti del calcio italiano.
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Ziliani, stoccata ad Agnelli: “Copri di ridicolo te e la Juve. Cosa ti aspetti da Moratti?”
Paolo Ziliani, caporedattore della redazione di SportMediaset, dal suo blog www.paoloziliani.it fa partire una durissima stoccata ad Andrea Agnelli, criticando il suo atteggiamento poco costruttivo nei confronti di Moratti e della Lega Calcio:...
Per la cronaca: la sanzione inflitta a Moggi (direttore generale) segue quella comminata a Giraudo (amministratore delegato) che avendo chiesto il rito abbreviato ottenne, il 14 dicembre del 2009, lo sconto di un terzo della pena: 3 anni pure a lui e sempre per associazione a delinquere e frode sportiva. Con motivazioni a dir poco drammatiche anche per l'immagine del club: il giudice De Gregorio sottolineò “il peso che l'uomo aveva nell'ambiente calcistico, peso sul piano logico compatibile piuttosto che con la sua qualità di amministratore di una società avente pari dignità di altre, con la sua appartenenza ad un gruppo organizzato ed influente sulle cose di calcio». Ancora, il giudice rimarcò come fosse da considerare appurato che anche nei campionati antecedenti la Juve avesse vinto partite in modo fraudolento visto che i componenti della cupola “si associavano tra loro e con altre persone, avendo già nel passato condizionato l'esito di campionati di calcio di Serie A, con particolare riguardo a quello 1999/2000, che fu sostanzialmente condizionato sino alla penultima giornata (quando si giocò Juventus-Parma, diretto da Massimo De Santis)...”.
Ebbene, che Andrea Agnelli si ritrovi seduto, sotto Natale, a un “tavolo politico” in compagnia di Petrucci, Abete, Pagnozzi, Moratti, Galliani e compagnia cantante fa veramente ridere: come si dice in questi casi, la montagna ha partorito il topolino. Che cosa si aspetta, nella sua beata e sconfinata ingenuità, l'illustre rampollo della Real Casa? Che Moratti gli restituisca lo scudetto di cartone con tanto di fiocco natalizio? Che Abete si scusi a nome della Figc per l'ingiusta condanna alla B decisa nell'estate del 2006? Che Petrucci si complimenti per il fair play, oltre che – en passant – per l'ottima qualità dell'acciaio usato per lo “Juventus Stadium”?
Forse sarebbe meglio che qualcuno gli parli, prima di prestarsi alla baracconata del tavolo; e gli spieghi, naturalmente con le dovute cautele, come quando ai bambini si dice che Babbo Natale non esiste, che il mondo reale è un altro. Magari potrebbe bastare una letterina natalizia infilata sotto il piatto. Una letterina che dica più o meno così...
“Caro Andrea, ora che sei diventato un ometto, e ti stai preparando a soffiare sulle 36 candeline, è giunto il momento di dirti alcune verità. La prima è che dopo aver giocato al Piccolo Chimico e al Piccolo Inventore, pensavi di esserti appassionato al Piccolo Presidente (della Juventus), ma non si trattava di un gioco. Fare il presidente è una cosa seria e il calcio, anche se è un gioco, si è dato delle regole, e anch'esso è una cosa seria. E insomma...
1) Se l'amministratore delegato e il direttore generale di un club mettono in piedi un'associazione a delinquere per vincere più facilmente gli scudetti, barando, vanno puniti: loro e il loro club.
2) Se la giustizia sportiva lavora in fretta, esaurendo velocemente tutti i gradi di giudizio, è perché non potrebbe fare altrimenti: non si potrebbero più giocare i campionati, coi tempi della giustizia ordinaria. Particolare importante: da che calcio è calcio, in Italia e nel mondo, chi accetta di entrare a far parte del movimento accetta, anche, che sia la giustizia sportiva, col suo particolare ordinamento (e i suoi tempi, e i suoi modi) a deliberare.
3) Se la giustizia sportiva ti toglie 2 scudetti per le malefatte dei tuoi dirigenti, non puoi andare in giro a raccontare di averne vinti 29, se sono 27; ed è di cattivo gusto appiccicarne 29 nel nuovo stadio. È da cafoni. E tanta manna che le intercettazioni siano scattate durante la stagione 2004-2005, e non prima: sennò gli scudetti sarebbero molti meno, con buona pace di Moggi e Giraudo, Bettega e Lippi, Agricola e Ventrone.
4) Se un minuto dopo la condanna di Moggi a 5 anni e 4 mesi hai la faccia tosta di prendere le distanze da lui, voluto alla Juve da papà Umberto come “male necessario”, per usare le parole dello zio Gianni Avvocato buonanima, devi decidere cosa pensare di te stesso la sera davanti allo specchio. Ammesso che sia stato tu, il giorno dell'insediamento a presidente, a tessere parole di elogio e di riconoscenza nei confronti di Moggi, e non invece un tuo clone, un replicante, un sosia impostore.
Ci sono momenti, nella vita, in cui tutti siamo chiamati a crescere – per quanto doloroso sia – e a diventare grandi. Ecco caro Andrea, il momento di lasciarti alle spalle il mondo dell'infanzia con le sua fiabe, le sue fate e i suoi balocchi è arrivato. Non è facile, ma a 36 anni ce la puoi fare anche tu. Fatti forza! Babbo Natale non esiste e Moggi e Giraudo non erano il Gatto e la Volpe del Paese dei Balocchi, ma dirigenti che avevano messo in piedi un'associazione a delinquere per truccare le carte e vincere gli scudetti. Questo succedeva nel mondo reale, quello nel quale adesso vivi anche tu. Datti un pizzicotto. Vedrai che sei vero. Vivo. In carne ed ossa”.
Paolo Ziliani
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