Una carriera importante, cominciata a tinte nerazzurre. La gioia dell'esordio (in Champions League), l'orgoglio di aver condiviso spogliatoio e campi con campioni assoluti di un'Inter che si apprestava a scrivere la storia. Un filo conduttore che ha accompagnato Paolo Hernán Dellafiore in tutta la sua vita calcistica. Una vita che continua oggi in Serie D, al Real Calepina, dopo pagine intense e ricordi indelebili. Tra passato e attualità, FCInter1908.it ha parlato in esclusiva con l'ex difensore nerazzurro.
esclusive
ESCLUSIVA Dellafiore: “Inter, stasera puoi farcela. Brozovic può diventare capitano. Bremer…”
FCInter1908.it ha intervistato Dellafiore, ex difensore delle giovanili dell'Inter, per parlare a tinte nerazzurre tra passato e attualità
Paolo, dopo una bellissima carriera, a 37 anni continui a metterti in gioco. Quanti stimoli hai ancora?
Ne ho finché uno ha voglia e passione, nonostante fisicamente si inizia a fare più fatica. C'è la volontà di andare al campo, stare in gruppo. Difficile staccarsi dopo 20 anni. Vedremo a fine stagione quale sarà il futuro. Fa piacere restituire qualcosa ai giovani, qualcosa che ho ricevuto io in passato. E' bello poter dare il proprio contributo.
Che progetti hai una volta terminata la tua carriera da calciatore?
Vorrei provare ad allenare, magari iniziando dai ragazzi. Vorrei provarci e restare in questo mondo, per vedere se sono portato.
Hai fatto tutta la trafila nelle giovanili dell'Inter, giocando poi in piazze importanti come Torino, Palermo e Parma. Hai qualche rimpianto?
Penso di aver fatto una discreta carriera, sono contento. Il mio sogno da ragazzo era giocare a calcio e farlo in Serie A è stata una grande soddisfazione. Magari qualche decisione e qualche infortunio hanno influito, ma rimpianti non ne ho: credo di essere fortunato, mi guardo indietro con un sorriso. Ci sono tanti ragazzi che sognano di arrivare a questi livelli e mi ritengo fortunato a esserci riuscito.
Che emozione fu il tuo esordio in maglia nerazzurra in quell'Inter-Anderlecht del dicembre 2004, quando entrasti al posto di Martins?
Al momento non te ne rendi conto: sei lì e vieni chiamato per entrare in campo. Era un sogno sentire la musichetta della Champions, entrare in campo con San Siro pieno è una cosa che, ripensandoci, ti emoziona. Ero un ragazzino, me ne sono reso conto dopo. E' un'emozione che ricorderò sempre.
Ad Appiano Gentile hai avuto l'opportunità di allenarti con grandissimi campioni di un'Inter che stava diventando vincente: Veròn, Cambiasso, Zanetti, Adriano, Vieri, Cordoba, Cruz. Chi ti impressionava di più?
Adriano. Era il vero Imperatore, una forza della natura, in allenamento come la domenica in campo. Era difficile da fermare, faceva la differenza. Ma in quel gruppo c'erano tantissimi campioni in grado di decidere le partite.
Che gruppo era quello? Ci racconti qualche aneddoto?
Si stavano creando le basi per tornare a vincere con Mancini. Mi ricordo che negli allenamenti c'erano sempre entusiasmo e allegria, già dal torello. Questi sono i segreti per un gruppo vincente: ragazzi che si divertono, che vanno d'accordo. Nell'insieme, il discorso di squadra è importante.
In quella rosa c'erano tanti giocatori che poi avrebbero fatto parte dell'Inter del Triplete. Avevi la sensazione che stava per iniziare un ciclo che sarebbe poi rimasto nella storia? Quanti meriti ebbe Mancini?
Negli anni ha cambiato qualcosa, ma già allora era un allenatore preparato, al di là dei calciatori fortissimi che aveva a disposizione. Ha dato gioco e mentalità. Il fatto di aver portato l'Italia così in alto è una dimostrazione del suo valore. Quel ciclo poi continuato da Mourinho è stato iniziato da lui, ha messo le basi.
A proposito di Italia: andremo ai Mondiali?
Sarà difficile perché potremmo affrontare una squadra forte come il Portogallo. Ma credo abbiamo le possibilità di qualificarci. Non dimentichiamo che siamo campioni d'Europa.
All'Inter non lo hai incrociato, perché lui arrivò più tardi, ma te lo sei poi ritrovato al Sona. Che compagno era Maicon?
Ovviamente non era il Maicon dei tempi d'oro, a 40 anni era fisiologico. Ma nel tocco di palla e nelle giocate vedevi che aveva qualità sopra la media, quelle sono cose che non passano. Al di là di tutto, si è sempre mostrato come una persona disponibile. Riservato, ma alla mano: rideva e scherzava con tutti.
Parliamo dell'attualità. Ti piace l'Inter di Inzaghi? Ce la farà a vincere lo scudetto?
Sì, mi piace. Giocare con lo stesso modulo di Conte ha agevolato Inzaghi, ma questa Inter gioca meglio. Al di là degli ultimi risultati, credo sia ancora la favorita principale per lo scudetto. Anche nel derby ha avuto la supremazia per larghi tratti della partita.
Che sfida sarà contro il Liverpool?
Non è impossibile, ma bisogna fare una partita quasi perfetta e sperare che loro non la facciano. Sarà dura, ma partire sconfitti no. L'Inter se la giocherà con le sue carte. Contro il Real Madrid, per esempio, sono arrivate delle sconfitte, ma i nerazzurri hanno comunque dimostrato di potersela giocare. Non ci sono squadre imbattibili.
Bremer potrebbe essere un sostituto ideale di de Vrij, qualora l'olandese andasse via?
Sta facendo un ottimo campionato a Torino e il fatto che stia giocando a tre potrebbe agevolarlo a Milano. E' un ottimo giocatore: magari al momento de Vrij ha qualcosa in più, ma il suo livello è molto alto.
Vedresti bene Skriniar capitano dell'Inter?
Skriniar potrebbe avere la giusta personalità per poterlo fare, ma penso anche a Brozovic, che è all'Inter da un po' di anni e che è fondamentale per il gioco nerazzurro.
Sperando rinnovi...
Esatto. Prima era più facile rinnovare contratti in Italia, perché eravamo il primo campionato in assoluto, ora è più difficile, perché arrivano tante richieste allettanti. Ma spero rinnovi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA