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Coutinho, quel fenomeno strappato al Real. L’erede del Gaucho

Si sente parlare spesso di Neymar, Ganso, Lucas Moura o Casemiro, ma circa tre anni fa il nome che rimbalzava su tutte le scrivanie dei maggiori team europei era quello di un altro brasiliano: Philippe Coutinho. I primi ad individuarlo come un...

Alessandro De Felice

Si sente parlare spesso di Neymar, Ganso, Lucas Moura o Casemiro, ma circa tre anni fa il nome che rimbalzava su tutte le scrivanie dei maggiori team europei era quello di un altro brasiliano: Philippe Coutinho.

I primi ad individuarlo come un possibile fenomeno dell'avvenire furono gli scout del Real Madrid, imbeccati dalla dritta dell'allora Galactico Robinho; in Brasile già si parlava un gran bene di questo ricciolino che dai media del suo paese veniva ritratto come l'erede dichiarato di un certo Ronaldinho Gaucho. Le movenze, la rapidità, il piacere con cui giocava la palla, la sua spettacolarità lo avevano reso una star già ancor prima di compiere 16 anni.

Il Real era pronto ad assicurarsi il gioiellino del Vasco de Gama, ma per una volta i più veloci di tutti furono gli italiani, con l'Inter che riuscì a strapparlo alla concorrenza con un'operazione condotta senza troppi clamori e nell'ombra.

Quando il Cou arrivò in Italia tutti gli uomini dello staff nerazzurro ne furono stregati, a partire dall'allora tecnico Rafa Benitez che disse "Ho visto fare a Coutihno cose incredibili, mai viste prima". E se lo dice uno che allenato talenti come Gerrard, Silva e Villa c'è da credergli. Purtroppo la prima stagione in nerazzurro del brasiliano si rivelò più complicata del previsto: se in allenamento convinceva compagni e staff delle sue capacità, in partita non riusciva mai  a trovare lo spunto giusto per attrarre i cuori dei tifosi accorsi a vederlo.

Un campionato troppo duro, un fisico troppo gracile, un ambientamento al rallentatore, è stato necessario un intero anno per rivedere quel folletto che aveva stregato l'Europa a soli 16 anni. Il gol contro il Cagliari è una perla di rara bellezza, ma a dare più fiducia a tifosi e uomini dell'ambiente è la palese gioia con cui lo si è visto giocare; nessun timore, giocate di alta classe e un feeling con il collega Alvarez che sembra esserci da sempre anche se effettivamente è la prima partita che disputano insieme. Ranieri ora ha un'arma in più, l'Inter ritova una scommessa fatta 4 anni fa e forse ora può cominciare ad incassare la vincita.