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Giornata e partita da dimenticare. Se ne esce con l’Ausilio di tutti

Teste basse in zona mista, nessuna voglia di parlare, i giocatori dell’Inter sfilano uno a uno, ma non si fermano con chi li aspetta e forse qualcuno potrebbe metterci la faccia. Ma tant’è. Il 4-1 del Cagliari al Meazza è una cosa...

Eva A. Provenzano

Teste basse in zona mista, nessuna voglia di parlare, i giocatori dell'Inter sfilano uno a uno, ma non si fermano con chi li aspetta e forse qualcuno potrebbe metterci la faccia. Ma tant'è. Il 4-1 del Cagliari al Meazza è una cosa che nessun interista poteva aspettarsi, neanche nel peggiore degli incubi. Vuoi perché la squadra di Zeman non stava andando proprio benissimo, vuoi per la positività che si era respirata nell'ambiente dopo la vittoria sull'Atalanta (non succedeva dal 2010...): no, quattro gol e quei buchi - che erano gallerie - in difesa non si potevano prevedere: era pure una bella domenica di sole a Milano.

E invece è bastata una doppia ammonizione, quella di Nagatomo (aveva pure la fascia di capitano al braccio, Ranocchia era in panchina a riposare in vista dell'EL), per mandare tutti in bambola. Thohir 'scioccato' in tribuna, Mazzarri disperato in panchina, gol che arrivavano da tutte le parti, nerazzurri saltati come birilli e una reazione che non arriva. Ci prova Kovacic, spinge, fa serpentina tra gli avversari, cerca di correre per tutti, dalle tribune piovono applausi e un urlo come se fosse un gol, ma non basta. Anche quando Handanovic para un rigore diventa tutto inutile. Serve ben altro. Nel secondo tempo si prova a raddrizzarla? Macché: la partita ormai era bella che andata. Come l'equilibrio, come tutte le parole che nelle scorse ore erano servite a raccontare di un'Inter pronta a diventare la terza forza del campionato. Incredibili errori individuali, la difesa che diventa un colabrodo, l'attacco che non può incidere: una giornata sconcertante.

Il presidente è stato a lungo negli spogliatoi con la squadra (ripartirà domani alla volta dell'Indonesia), alla fine si prende la responsabilità di parlare ai microfoni dei giornalisti il direttore sportivo Piero Ausilio oltre al tecnico (che ha parlato in sala stampa). La società nerazzurra spera che si tratti solo di un incidente di percorso, gli obiettivi restano quelli fissati, ma una 'scoppola' così non può non allarmare la truppa nerazzurra e non può non far riflettere: "Dovremo essere più cinici, cattivi, più attenti e non dobbiamo pensare di aver fatto nulla. Dobbiamo ritornare umili, ricompattarci e trovare subito delle soluzioni per tornare ad essere quelli che eravamo. Avevamo fatto bene fino ad oggi, non dobbiamo dimenticarci delle buone gare che abbiamo fatto", ha detto il dirigente. E' stato un black out, totale, una pagina buia da resettare al più presto. Non c'è molto tempo per pensare e leccarsi le ferite: si gioca di giovedì e di domenica, prima il Qarabag, poi la Fiorentina. E serve una reazione immediata, da parte di tutti, per fermare definitivamente quella maledetta altalena di risultati e prestazioni che ormai da un anno annulla ogni entusiasmo appena fa capolino nel mondo nerazzuro.