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La Repubblica: “Moratti e i 70 milioni agli allenatori”

Da Madrid a Novara sono trascorsi appena 16 mesi. Eppure eccoci qua, dopo l’orribile sconfitta del “Piola”, a rimettere assieme i cocci di un’Inter in frantumi, al quarto allenatore in meno di un anno e mezzo e nebulose prospettive. Oggi...

Francesco Parrone

Da Madrid a Novara sono trascorsi appena 16 mesi. Eppure eccoci qua, dopo l’orribile sconfitta del “Piola”, a rimettere assieme i cocci di un’Inter in frantumi, al quarto allenatore in meno di un anno e mezzo e nebulose prospettive. Oggi infatti è il sedicesimo complemese della Champions League alzata da Javier Zanetti il 22 maggio 2010 al cielo di Madrid: ai suoi piedi il popolo si scioglieva in lacrime, negli spogliatoi Josè Mourinho singhiozzava pure lui abbracciato a Materazzi ma subito dopo scappava a cena con Florentino Perez, suo presidente al Real Madrid. Stava forse già nella bizzarria di quel dopopartita (ah, ci fu pure Milito, l’eroe della finale, che al fischio finale bussò a denari in diretta tv) l’anticipazione di quello che sarebbe accaduto nei mesi successivi. Mesi che, al di là delle tre coppe della stagione 2010-2011, raccontano la crisi di un modello gestionale, il modello-Moratti.Tra l’eredità di Mourinho, che nessuno è stato in grado di raccogliere e il ricambio generazionale di una rosa cheavrebbe bisogno di una grossa rinfrescata, se non di una rivoluzione, Moratti e l’Inter finora hanno fallito su entrambi i fronti e Madrid è rimasta un meraviglioso ricordo.

OLTRE 70 MILIONI PER I TECNICI: Un fallimento, o una profonda crisi, che hanno un paio di spiegazioni complementari tra loro. La crisi economica mondiale e le norme del fair play finanziario voluto dall’Uefa hanno sicuramente messo Moratti in un angolo, con le mani legate e le tasche sigillate dalle esigenze di bilancio, ma non solo da quelle: ci sta, è persino umano, che chi ha speso per l’Inter circa un miliardo di euro dal 1995 in qua, dopo aver versato gli stipendi più alti ai calciatori e aver pagato sedici allenatori per un totale di oltre 70 milioni di esborso (ogni tecnico è costato 122mila euro a partita), possa accusare una legittima stanchezza.

CESSIONI E SCOMMESSE PERSE: Quindi d’accordo, si spende di meno e anzi si cedono pezzi pregiati per aggiustare il bilancio: Balotelli ed Eto’o. Però si può rimanere a certi livelli lo stesso, se si operano le scelte giuste sul piano tecnico e organizzativo. Invece questo non è accaduto, e la cosa chiama in causa il modello gestionale e la struttura del club. Non è normale, ad esempio, che per due estati consecutive l’Inter si sia trovata in pieno giugno senza ancora un allenatore: nessun grande club arriva in queste condizioni a un mese dall’inizio ufficiale della stagione. Non è normale, o forse è una conseguenza del primo errore, che la scelta sia caduta in entrambi i casi su due tecnici che sono stati presto sfiduciati: Benitez e Gasperini.

NON SOLO ALLENATORI: Quanto poi al mercato, nei mesi scorsi sono emersi i dissidi tra Moratti e Branca: il presidente, sussurrano i corridoi, imputa al dt qualche lungaggine di troppo nelle trattative ed eccessivi impacci nella cessione dei giocatori in esubero; il dt non apprezza il fatto che il presidente, quando si tratta di scegliere allenatori o giocatori, ascolti troppi pareri poco qualificati intorno a sé. Infine, le figuracce degli ultimi sedici mesi hanno fatto perdere appeal al club, e nei mesi scorsi pare che qualche giocatore non abbia dato la disponibilità a trasferirsi all’Inter proprio per questo. Urgono correttivi, o un progetto nuovo, o un modello Inter originale e più al passo coi tempi. Altrimenti la notte di Madrid continuerà a ingiallire nei ricordi.