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La rivincita di Alvarez, da uomo tribuna a uomo chiave

Con una testa dura ci vuole una testa dura. Sembra passato tanto tempo, ma prima di vedere il Ricky Alvarez visto ultimamente, San Siro si è fatto il fegato amaro. E Claudio Ranieri pure. Abituato ad un calcio diverso da quello italiano, il...

Eva A. Provenzano

Con una testa dura ci vuole una testa dura. Sembra passato tanto tempo, ma prima di vedere il Ricky Alvarez visto ultimamente, San Siro si è fatto il fegato amaro. E Claudio Ranieri pure. Abituato ad un calcio diverso da quello italiano, il giocatore argentino ha fatto fatica ad inserirsi nel contesto Inter e di critiche e ramanzine ha dovuto subirne più di una. L’allenatore di Testaccio (non per niente) ha deciso che le martellate potevano essere la soluzione giusta per cambiare il ‘chip’ e la velocità del giovane Riccardo. “Una volta che ha palla deve velocizzare, non riesco a farglielo capire – diceva il tecnico nerazzurro – ma ci riuscirò”.

E ci è riuscito per davvero. ‘Alva’ è un giocatore trasformato: dribbla, finta, crossa, segna, fa segnare. Sembra un altro rispetto a quello che andava spesso in tribuna, timido, lento, macchinoso, puntualmente insufficiente in pagella. Contro il Parma, nella prima dopo le vacanze di Natale, il trequartista ispira Milito e lo fa tornare Principe, mostra tutti i suoi numeri, pure la testardaggine (e si becca i rimproveri del mister quando tiene troppo palla tra i piedi), poi – nel secondo tempo – esce tra gli applausi del popolo interista che ammette la svista dopo i fischi del ‘primo quadrimestre’. E’ una rinascita o forse era solo troppo presto per parlare di bocciatura.