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La Stampa: “Moratti costretto a scelte anche dolorose”

L’impressione è che non basti un ennesimo cambio di allenatore per ridare slancio a questa squadra. La politica conservatrice e a tratti immobile del presidente alla fine si è rivelata un boomerang. Oggi Moratti si ritrova a meditare non...

Lorenzo Roca

L'impressione è che non basti un ennesimo cambio di allenatore per ridare slancio a questa squadra. La politica conservatrice e a tratti immobile del presidente alla fine si è rivelata un boomerang. Oggi Moratti si ritrova a meditare non su un nome ma su un progetto che non esiste. Il giocattolo si è rotto e non è solo un problema di fair play finanziario. Non c’è più una squadra da cui ripartire, perché l’asse portante è logoro, non c’è più fiducia nel settore tecnico che non comprende soltanto l’allenatore ma anche chi deve lavorare per trovare risorse utili.

Dal direttore tecnico Marco Branca all’ultimo degli osservatori, tutti in discussione. La fotografia del mercato dell’Inter è una serie di errori a catena: giovani lasciati andare via troppo frettolosamente (Balotelli e Destro), investimenti sbagliati (Forlan, Zarate), soldi spesi male (Jonathan e Alvarez), cessioni mancate e giocatori svalutati. Cambiare l’allenatore alla fine è sempre stata la cosa più facile. Chiedere di ridiscutere un accordo commerciale a un amico di famiglia, invece, è un’operazione molto più complicata. Il futuro però impone scelte dolorose. Per ricostruire servono soldi che non possono più arrivare dal portafoglio del petroliere. Serve un nuovo stadio, serve una strategia di marketing che possa portare nuovi introiti, serve un rinnovamento tecnico che non si basi sui soliti nomi. Rompere certi cordoni ombelicali per Moratti equivale a tagliare i ponti con una vita. Vuol dire salutare Branca per far spazio a un uomo di peso come lo era stato Allodi per suo padre. Mou non c'è più. Il presente si chiama Claudio Ranieri perché non esistono alternative se non il duo casereccio Baresi-Figo.

Cacciare il mite Claudio adesso significherebbe ricominciare da capo perdendo soldi ed energie. A onor del vero nessuno in società ha mai pensato a un ribaltone perché sembrava utopia ipotizzare un nuovo tracollo contro il Bologna. In assenza di un piano B qualsiasi decisione sarebbe stata azzardata. La squadra, intanto, ha iniziato a prepararsi per la sfida con il Marsiglia senza interrogarsi troppo sul perché della crisi. Alcuni giocatori sono rimasti addirittura sorpresi dalla reazione del pubblico ritenendo eccessiva la contestazione. Sono gli stessi che con i loro atteggiamenti in campo e fuori continuano a pensare di meritarsi la riconoscenza eterna del tecnico e della società senza mai mettersi in discussione. Anche su questo Moratti medita: quando sarà il momento dell’addio forse avrà il cuore più leggero.