L'ultimo argentino era annunciato, ma mentre tutti si aspettavano l'approdo in nerazzurro di Rodrigo Palacio, si è palesata la figura del laziale Maurito Zarate. Dopo il lungo summit di martedì sera i dirigenti nerazzurri erano perfettamente consapevoli che ieri avrebbero giocato su due tavoli. Quello con il Genoa per Palacio si è rivelato impraticabile per due motivi: il primo è stato il no del Milan per riottenere El Shaarawy come sostituto dell’argentino, in secondo luogo Preziosi ha tenuto molto alta (come ha confermato il ds genoano Capozucca, ha rifiutato un'offerta dell'Inter di 10 milioni) la richiesta per il Palacio, Moratti e i suoi hanno dirottato le loro attenzioni su Zarate, benché anche Lotito si sia confermato un osso duro. Il presidente della Lazio voleva 4 milioni per il prestito con diritto di riscatto a 16. Alla fine si è in parte ammorbidito, chiudendo a 2,7 milioni più 15,5 per il riscatto, pagabili in tre anni. Pare sia stata decisiva l’opera diplomatica dell’avvocato Beppe Bozzo, che da dicembre ha preso la procura di Zarate e ieri ha smussato gli angoli tra i due presidenti, dopo il caso Pandev.
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Palacio, perché no. Zarate, perché sì
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