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Repubblica – A giorni ufficiale: Branca addio. Paga mancate cessioni. Spuntano…

Ventitré punti di differenza dopo 21 partite non sono un semplice distacco in classifica. Esprimono piuttosto una diversità strutturale, per non dire esistenziale, che rende Juventus e Inter due entità assolutamente non paragonabili, qui e...

Francesco Parrone

Ventitré punti di differenza dopo 21 partite non sono un semplice distacco in classifica. Esprimono piuttosto una diversità strutturale, per non dire esistenziale, che rende Juventus e Inter due entità assolutamente non paragonabili, qui e adesso. Hanno provato ad avvicinarsi solo sul mercato, imbastendo lo scambio Vucinc-Guarin poi naufragato perché all’Inter proprio non conveniva, né per il bilancio né per la serenità. Chissà se in tempi remoti (di sicuro non negli ultimi trent’anni) si è giocato un derby d’Italia così sbilanciato, nella classifica e nel pronostico. E dire che fino alla nona giornata il margine era di appena quattro punti in favore dei bianconeri, che poi hanno iniziato a correre per non fermarsi mai più, prima dell’inciampo di Roma una settimana fa; nello stesso periodo l’Inter di Mazzarri ha frenato fino ad arrancare, come testimonia l’unica vittoria nelle ultime nove uscite. Gli statistici sottolineano come la Juve segni da 34 partite consecutive e come in casa abbia sempre vinto, con una media di tre gol rifilati a ogni avversario, mentre l’Inter non viola la rete altrui da due gare, anzi l’ha fatto solo una volta nelle ultime quattro. 

Se aggiungiamo che i nerazzurri faranno a meno di Cambiasso (infortunato), di Guarin (non convocato perché stordito dalle illusioni di mercato che alla fine l’hanno lasciato al palo) e del nuovo acquisto Hernanes (non ancora disponibile per motivi burocratici), e che la Juve è in formazione-tipo tranne lo squalificato Buffon mentre il nuovo arrivo Osvaldo va in tribuna (non è in forma), è evidente che la ex madre di tutte le sfide stasera rischia di diventare una rappresentazione della vecchia storia del gatto e del topo (ma l’Inter spera almeno in una riedizione di Tom&Jerry). Sarà anche per questo che Luciano Moggi, con un ghigno, ha annunciato la sua presenza allo Stadium che farà registrare il tutto esaurito: non vorrebbe perdersi la serata per nulla al mondo, come è facile intuire. Antonio Conte ha consumato un’altra vigilia silenziosa: il suo risentimento resta superiore al senso del dovere, o anche soltanto a quello del rispetto e della buona educazione. Walter Mazzarri ha invece esternato, limitandosi a caute osservazioni su un’Inter sfavorita che però cercherà di dare il massimo: «Se facciamo tutto al top, ce la giochiamo con chiunque. Ho istruito i ragazzi, ho cercato di isolarli da chiacchiere e distrazioni in questi giorni di mercato, li ho messi in guardia sui pericoli di uno stadio in cui la Juve si esalta sempre, ho provato a individuare i pochi punti deboli dell'avversario. Andiamo a giocarcela, poi vediamo come va». 

La sensazione è che il vero campionato interista possa ricominciare domenica prossima contro il Sassuolo, ma sognare un’impresina si può e si deve. E’ un’Inter proiettata più sul futuro, fa capire Mazzarri: «Con Hernanes e D’Ambrosio abbiamo pensato anche alla prossima stagione, così a giugno avremo due acquisti in meno da fare. D’Ambosio ci dà alternative sulle fasce, con lui potrei cambiare modulo in corsa. Hernanes è in grado di ricoprire tutti i ruoli del centrocampo, è eclettico, bravo nei calci piazzati e nel far gol. Non do voti al nostro mercato, e in attacco abbiamo comunque cinque elementi per due posti. Guarin? Non poteva essere concentrato come io pretendo da tutti i giocatori, ma non è detto che ci lascerà a giugno». Anche per Thohir, ieri tornato a casa, è stato un mercato positivo: «Settimana dura ma eccitante, abbiamo ottenuto ciò che volevamo. Credo sia stata una buona sessione, anche se nel calcio non è garantito che gli acquisti migliorino la squadra. Ma ci speriamo». Ranocchia intanto è sempre più vicino al Galatasaray. Le enormi difficoltà nel cedere giocatori, vecchio problema, hanno reso ancor più problematica la posizione del dt Branca, comunque dato sull’uscio da tempo: tra pochi giorni verrà ufficializzato il suo addio dopo 12 anni. Il club per ora non lo rimpiazzerà: semplicemente, il ruolo di dt sparirà dall’organigramma. Thohir vuole lasciare il ds Ausilio come uomo mercato per poi affidarsi a vari consulenti, scelti tra l’Inghilterra e l’Italia: qui, per ora, i nomi più caldi sono quelli di Branchini e Accardi.