Ventitré punti di differenza dopo 21 partite non sono un semplice distacco in classifica. Esprimono piuttosto una diversità strutturale, per non dire esistenziale, che rende Juventus e Inter due entità assolutamente non paragonabili, qui e adesso. Hanno provato ad avvicinarsi solo sul mercato, imbastendo lo scambio Vucinc-Guarin poi naufragato perché all’Inter proprio non conveniva, né per il bilancio né per la serenità. Chissà se in tempi remoti (di sicuro non negli ultimi trent’anni) si è giocato un derby d’Italia così sbilanciato, nella classifica e nel pronostico. E dire che fino alla nona giornata il margine era di appena quattro punti in favore dei bianconeri, che poi hanno iniziato a correre per non fermarsi mai più, prima dell’inciampo di Roma una settimana fa; nello stesso periodo l’Inter di Mazzarri ha frenato fino ad arrancare, come testimonia l’unica vittoria nelle ultime nove uscite. Gli statistici sottolineano come la Juve segni da 34 partite consecutive e come in casa abbia sempre vinto, con una media di tre gol rifilati a ogni avversario, mentre l’Inter non viola la rete altrui da due gare, anzi l’ha fatto solo una volta nelle ultime quattro.
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Se aggiungiamo che i nerazzurri faranno a meno di Cambiasso (infortunato), di Guarin (non convocato perché stordito dalle illusioni di mercato che alla fine l’hanno lasciato al palo) e del nuovo acquisto Hernanes (non ancora disponibile per motivi burocratici), e che la Juve è in formazione-tipo tranne lo squalificato Buffon mentre il nuovo arrivo Osvaldo va in tribuna (non è in forma), è evidente che la ex madre di tutte le sfide stasera rischia di diventare una rappresentazione della vecchia storia del gatto e del topo (ma l’Inter spera almeno in una riedizione di Tom&Jerry). Sarà anche per questo che Luciano Moggi, con un ghigno, ha annunciato la sua presenza allo Stadium che farà registrare il tutto esaurito: non vorrebbe perdersi la serata per nulla al mondo, come è facile intuire. Antonio Conte ha consumato un’altra vigilia silenziosa: il suo risentimento resta superiore al senso del dovere, o anche soltanto a quello del rispetto e della buona educazione. Walter Mazzarri ha invece esternato, limitandosi a caute osservazioni su un’Inter sfavorita che però cercherà di dare il massimo: «Se facciamo tutto al top, ce la giochiamo con chiunque. Ho istruito i ragazzi, ho cercato di isolarli da chiacchiere e distrazioni in questi giorni di mercato, li ho messi in guardia sui pericoli di uno stadio in cui la Juve si esalta sempre, ho provato a individuare i pochi punti deboli dell'avversario. Andiamo a giocarcela, poi vediamo come va».
La sensazione è che il vero campionato interista possa ricominciare domenica prossima contro il Sassuolo, ma sognare un’impresina si può e si deve. E’ un’Inter proiettata più sul futuro, fa capire Mazzarri: «Con Hernanes e D’Ambrosio abbiamo pensato anche alla prossima stagione, così a giugno avremo due acquisti in meno da fare. D’Ambosio ci dà alternative sulle fasce, con lui potrei cambiare modulo in corsa. Hernanes è in grado di ricoprire tutti i ruoli del centrocampo, è eclettico, bravo nei calci piazzati e nel far gol. Non do voti al nostro mercato, e in attacco abbiamo comunque cinque elementi per due posti. Guarin? Non poteva essere concentrato come io pretendo da tutti i giocatori, ma non è detto che ci lascerà a giugno». Anche per Thohir, ieri tornato a casa, è stato un mercato positivo: «Settimana dura ma eccitante, abbiamo ottenuto ciò che volevamo. Credo sia stata una buona sessione, anche se nel calcio non è garantito che gli acquisti migliorino la squadra. Ma ci speriamo». Ranocchia intanto è sempre più vicino al Galatasaray. Le enormi difficoltà nel cedere giocatori, vecchio problema, hanno reso ancor più problematica la posizione del dt Branca, comunque dato sull’uscio da tempo: tra pochi giorni verrà ufficializzato il suo addio dopo 12 anni. Il club per ora non lo rimpiazzerà: semplicemente, il ruolo di dt sparirà dall’organigramma. Thohir vuole lasciare il ds Ausilio come uomo mercato per poi affidarsi a vari consulenti, scelti tra l’Inghilterra e l’Italia: qui, per ora, i nomi più caldi sono quelli di Branchini e Accardi.
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