Puntuale, interessante e molto ricco di informazioni come sempre, Andrea Sorrentino dalle pagine di Repubblica esalta il "modello tedesco" anche nel calcio, che ha toccato il suo apogeo con l'approdo in finale di Champions League da parte del Bayern Monaco, che si è sbarazzato nientemeno del Real Madrid, guidato dalla celebratissima star José Mourinho: «L'Europa s’è rovesciata, o è impazzita. Il calcio spagnolo e i suoi orrendi debiti col Fisco passano per una volta in secondo piano, di fronte alle imprese del Chelsea e del Bayern. Che giocheranno una finale impronosticabile e con molti squalificati. Si giocherà all’Allianz Arena, la casa del Bayern, il luogo in cui il club bavarese ha costruito le sue recenti fortune, economiche e non. L’Allianz e il Bayern sono il simbolo di un calcio virtuoso, coi conti a posto e con un campionato che è il più equilibrato d’Europa, di sicuro quello con più pubblico: la media è di oltre 45.000 spettatori a partita, meglio della Premier (35.000) e non parliamo dell’Italia (23.000). Il top è rappresentato dal Borussia Dortmund, che da due anni riempie il Westfalenstadion: 80500 spettatori di media. Due eventi hanno portato a questi record: il fallimento del gruppo Kirch nel 2002, che ha costretto i club a rivedere i rapporti economici con le tv e a riordinare i bilanci cercando nuove risorse; l’altro è stata l’organizzazione del Mondiale 2006, che ha imposto la ristrutturazione degli stadi o la costruzione di nuovi impianti. Tra cui l’Allianz Arena, che il 7 aprile scorso ha fatto registrare un primato mondiale: per la 180a volta consecutiva c’è stato il tutto esaurito. Il Bayern è il modello per il nuovo fair play finanziario dell’Uefa, anche se per seguirlo interamente bisognerebbe essere tedeschi e avere la tradizione calcistica e manageriale del club bavarese: tanto per dire, è dal 1979 che il Bayern non ha un bilancio negativo, l’unica volta che stava per registrarlo cedette Rummenigge all’Inter (1984) e rimise i conti a posto. Dai diritti televisivi il club ottiene appena 35 milioni all’anno (le tre big italiane sfiorano i 100) e il resto dei ricavi (intorno ai 300 milioni l’anno) arrivano dal merchandising e dagli incassi. È un club che attira potentissimi investitori (Adidas, Audi, Allianz e Lufthansa), il 65% della proprietà è azionariato popolare (60 euro all’anno per ogni socio) e si sta aprendo ad altri mercati, soprattutto a quello indiano che è molto vivo: quando nel 2008 il Bayern giocò a Calcutta per celebrare l’addio al calcio di Kahn, c’erano 125.000 spettatori. Alla solidità economica si aggiungono la cura del vivaio, i cui prodotti sono l’ossatura del Bayern, le scelte oculate e competenti sul mercato interno e internazionale e le spese sempre tenute sotto controllo: l’acquisto più costoso della storia è stato Gomez, 30 milioni dallo Stoccarda. Quest’anno il Bayern ha raggiunto già a gennaio il pareggio di bilancio e da quel momento è stato tutto guadagno, con la finale di Champions come ciliegina».
in evidenza
Repubblica: «Il “modello tedesco” si impone. Numeri da applausi»
Puntuale, interessante e molto ricco di informazioni come sempre, Andrea Sorrentino dalle pagine di Repubblica esalta il “modello tedesco” anche nel calcio, che ha toccato il suo apogeo con l’approdo in finale di Champions League...
© RIPRODUZIONE RISERVATA