L'edizione odierna de La Repubblica analizza il caso di Wesley Sneijder e affronta la delicata questione del rapporto tra datore di lavoro e stipendiato: «Trequartista o poco meno, prepensionato a forza dall’Inter di Moratti. La sua colpa è: non accetta di farsi spalmare. Ora, ognuno ha le proprie passioni e/o perversioni, anche l’olandese, ma questa non gli appartiene. Ha firmato un contratto con una durata temporale e una cifra economica, aumentare la prima lasciando invariata la seconda non gli va. Come dargli torto? Ora, Sneijder è uno strano caso. Se consideriamo i frutti del suo talento e li dividiamo per il numero di stagioni in cui ha giocato viene fuori un rendimento assolutamente normale. È stato grande nella prima stagione al Real Madrid, in cui vinse la Liga, grandissimo nella prima all’Inter, quella del triplete. Scrive meravigliosi incipit di romanzo, poi gli sfugge la trama e butta via il finale. Dopodiché, uno lo sa e si regola. Volendo. Se invece al mattino si sveglia e propone il matrimonio alla protagonista della miglior storia di una notte, il problema è principalmente suo e, in seguito, dei suoi avvocati. Ma ci si dimentica che non sono i calciatori ad aver creato il sistema, ci hanno soltanto giocato. L’obbligazione contrattuale impone a lui di giocare e alla società di pagarlo perché lo faccia, non a lui di farsi spalmare e a quella di tenerlo a casa. È vero che la maggior parte dei calciatori si comporta come ragazzini insostenibili, ma li hanno disegnati così. Poi guardano il ritratto ed esprimono disgusto».
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Repubblica: «Inter, l’obbligazione contrattuale impone a Sneijder…»
L’edizione odierna de La Repubblica analizza il caso di Wesley Sneijder e affronta la delicata questione del rapporto tra datore di lavoro e stipendiato: «Trequartista o poco meno, prepensionato a forza dall’Inter di Moratti. La sua colpa...
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