La Repubblica di oggi disegna il ritratto di Andrea Stramaccioni: «Dal cespuglio l’uomo non più ragazzo ha osservato gli allenamentidei grandi. Per mesi. Adesso ha scavalcato il cespuglio e li allena lui. Andrea Stramaccioni spalanca gli occhioni ma non è per la sorpresa di trovarsi qui: il sospetto è che se lo aspettasse, e che questa roba enorme che gli è capitata tra capo e collo lo esalti, più che stranirlo, quindi gli occhi esprimono eccitazione, mica timore. E dà l’idea di nutrire una certa sana ambizione. Le giovanili della Roma l’hanno forgiato, ma appena ha capito che lì non sarebbe cresciuto più ha chiuso le valigie ed è venuto a Milano ad allenare la Primavera dell’Inter. Nove mesi dopo, è capo allenatore: Branca e Ausilio, dt e ds, lo assisteranno da vicino, insieme a Baresi e a Bedin, che ricoprirà la carica di consulente tecnico (un ruolo alla Oriali). Stramaccioni esprime una tendenza sempre più accentuata del calcio italiano: una generazione di giovani allenatori si fa strada, mentre un’altra cede il passo. È qui per traghettare, non certo per rimanere anche il prossimo anno ma che l’Inter si affidi a un trentaseienne è comunque una grande notizia. Il giovane Stramaccioni si esprime in ottimo italiano, splendida notizia: ha fatto il liceo classico, si è laureato in giurisprudenza con tesi in diritto commerciale, il papà è architetto e la mamma insegnante di lettere in un liceo. Tutte cose che non fanno vincere gli scudetti o le coppe, ma che almeno rendono più piacevole la vita. Anche perché la sintassi dadaista di troppi allenatori contribuisce a intristire le nostre domeniche, come se non bastasse il resto».
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Repubblica: «Stramaccioni, finalmente un allenatore giovane e colto!»
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