L'esterno nerazzurro Ezequiel Schelotto, in un'intervista al noto quotidiano argentino Olè ripercorre tutte le tappe che gli hanno permesso in questi anni di ritagliarsi spazio nel calcio italiano. La convocazione di Prandelli, e l'approdo all'Inter sono decisamente gli obiettivi raggiunti che entusiasmano l'italo-argentino: "La mia avventura in Italia iniziò nel 2008 a Cesena. Inizialmente il Banfield non diede l'ok per il trasferimento, poi la Fifa sbloccò tutto ed ebbi la mia rivincita. Devo tutto a mio padre che mi ha dato forza in un periodo un po' triste, ho dei genitori ottimi che mi hanno permesso di diventare quello che sono adesso.
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Schelotto: “In Italia ho ritrovato me stesso. Non torno in Argentina perché…”
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Poco dopo arrivò anche la convocazione dalla nazionale azzurra, che io accettai senza esitare. Sono orgoglioso di questa scelta, la chiamata di Prandelli fu una bella cosa. Purtroppo non giocai Euro2012 perchè eravamo in trenta, ma sono contento ugualmente per la considerazione che hanno avuto per me.
Sei mesi dopo arrivai all'Inter, una della più grandi squadre del mondo dove ho trovato Zanetti, giocatore che ho sempre ammirato. Se è stato difficile lasciare l'Argentina? Si, ma appena scesi dall'aereo dissi a mio padre che non sarei mai più tornato. Ho fatto questo passo per crescere.
Il calcio in Italia dopo il 2006 è cambiato, adesso è più trasparente, in Argentina ancora è influenzato da qualcosa di strano e questo mi rende molto triste. Poi non c'è paragone quando riesci a far goal in un derby con 70mila persone che ti guardano, compresi i tuoi parenti in tribuna.
A chi mi paragono? A Camoranesi, in campo corro molto e mi chiamano il Levriero. Il mio sogno è disputare un mondiale con la maglia dell'Italia. Posso dare molto, sono ancora giovane. Per farlo bisogna essere umili e fare sacrifici".
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