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ZANETTI: “Con il Barça Mou gridava ‘gliene facciamo 4’. Balo ci costò l’infarto!”

E’ il giocatore del momento. Più per quello che fa fuori dal campo che per quello che fa in campo. Mario Balotelli non ha un carattere facile, non l’ho mai avuto. Anche Javier Zanetti ha parlato di lui nel suo libro  – scritto...

Eva A. Provenzano

E' il giocatore del momento. Più per quello che fa fuori dal campo che per quello che fa in campo. Mario Balotelli non ha un carattere facile, non l'ho mai avuto. Anche Javier Zanetti ha parlato di lui nel suo libro  - scritto con Gianni Riotta ed edito dalla Mondadori - 'Giocare da uomo' e ha raccontato quella volta che in Inter-Barcellona, in Champions, gettò la maglia nerazzurra a terra davanti ad 80mila spettatori a San Siro e davanti tutto il mondo. 

Mario Balotelli è un ragazzo che ho visto crescere nell'Inter, a cui ho dato consigli nello spogliatoio, che qualche volta mi ascooltava e qualche altra chissà, magari si distraeva a seguire i suoi pensieri. Adesso è titolare nel Milan e nella Nazionale Italiana: ha tutto per essere un asso: il fisico, il talento, il tiro, lo scatto. Ma se ancora oscilla tra 'buon giocatore' e 'vero campione', il dilemma è nello stress mentale, devr giostrare meglio la sua personalità. Ero in campo con lui nella semifinale di andata contro il Barcellona, in Champions, nel 2010, vincevamo 3 a 1 contro gli uomini di Guardiola che quell'anno non avevano mai preso due gol di scarto. Mou, che rischia sempre, nel finale lo ha mandato in campo, un attaccante: voleva tenere gli avversari lontani dall'area e pressarli. Quando è entrato lo stadio è esploso, era il cocco della Curva, coetaneo degli ultras, lo adoravano tutti. E' come se San Siro, lo ricorda chiunque, fosse a Milano quella sera, spingesse Mario all'impresa con voce, cuore e passione. Lui non pensava alla squadra, ignorava i richiami del mister, non ascoltava noi anziani, me ed Eto'o che dal campo o dalla panchina, lo esortavamo a non cercare il gollazo, l'impresa solitaria, ma piuttosto ad aiutarci ad andare a Madrid. La sua prova quella sera fu da egoista, il pubblico glielo fece notare protestando, lui si levò la maglia e la gettò a terra. Un gesto grave per un professionista, assurdo in una notte così. L'avevo visto fare anche a West che una volta era stato sostituito, ma Taribo era un semplice e non aspirava certo a diventare il numero uno. Se quella notte, Balo avesse retto alla fatica mentale, con l'adrenalina a palla, avrebbe segnato il quarto gol (Mou, diceva nello spogliatoio, "gliene facciamo quattro") e la partita al Camp Nou sarebbe stata, se non una passeggiata, non sarebbe stata l'infarto durante novanta minuti che è diventato leggenda. Spero che Mario prima o poi si corregga. [...] Quella sera tutti noi rimanemmo malissimo quando disprezzò la maglia dell'Inter. Nello spogliatoio i compagni, Materazzi in testa, gli fecero capire con le spicce il perchè, e credo che Mario se ne ricordi ancora.