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CorSera – Sospetti sui conti di Allegri: ipotesi scommesse e riciclaggio. Ma i controlli…

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Il Corriere della Sera spiega il caso Allegri dopo le rivelazioni del quotidiano 'La Verità' nell'edizione di ieri

Alessandro De Felice

Prima le rivelazioni del quotidiano 'La Verità', poi la replica attraverso una nota ufficiale. Non è stata una domenica semplice per Massimiliano Allegri. L'allenatore della Juventus è accusato di operazioni sospette a causa di bonifici per migliaia di euro provenienti da società riconducibili ai casinò di Montecarlo e Nova Gorica. Altre movimentazioni inviate all’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia riguarderebbero — sempre secondo quanto riportato da La Verità — bonifici dalla Oia service limited, società maltese collegata ad alcuni siti di scommesse e oggetto di un’inchiesta della Dda di Reggio Calabria. Di cui Allegri nulla sapeva e con la quale nulla c’entra.

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"Mi dichiaro con assoluta fermezza del tutto estraneo a qualsiasi attività illecita o irregolare e, tanto meno, a qualsiasi operazione violativa della normativa antiriciclaggio" la replica di Allegri. Tutto è partito dalla segnalazione dei risk manager della Banca Intermobiliare, dove il tecnico toscano ha aperto un conto nel 2014. Il Corriere della Sera prova a fare chiarezza sulla vicenda.

Allegri e i conti

"Non c’è alcuna evidenza, e neppure grandi sospetti, che il tecnico abbia fatto puntate su partite organizzate da Uefa e Fifa, cosa assolutamente vietata per qualsiasi tesserato. Gli accrediti oggetto di segnalazione sarebbero avvenuti tra l’agosto 2018 e l’aprile scorso. Nel dubbio, Allegri era comunque stato oggetto di un accertamento disposto dal Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Livorno ad agosto 2019, dopo una segnalazione: e la banca aveva puntualmente fornito alle Fiamme gialle gli estratti conto del tecnico, dal primo gennaio 2017 al primo agosto 2019.

Dai quali erano emersi prelievi in contanti, emissioni di assegni e spese della carta di credito, tutti di notevole importo, ma coerenti con il patrimonio e lo standard di vita del cliente. Tra gallerie d’arte, viaggi, affitto. Insomma, affari suoi. I sospetti — per i funzionari dell’istituto di credito — nascono dalla (presunta) assenza di documentazione a supporto dei fondi provenienti dall’estero e dal fatto che il Principato risultava essere Paese ricompreso tra i paradisi fiscali".

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