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Moratti: “Follie per Yamal, ma anche per Acerbi: simbolo Inter. Inzaghi non lo credevo così”

Andrea Della Sala Redattore 

Torniamo all'Inter: Inzaghi come l'Herrera della sua giovinezza, sono gli unici allenatori nerazzurri ad aver guadagnato l'accesso ad almeno due finali di Champions.

«Posso fare una battuta?»

Anche due.

«Inzaghi è un fenomeno e poi ne parliamo, però il Mago HH due finali le ha vinte, Simone non ancora».

È vero anche questo.

«Eh, ma a parte le battute io Simone non lo credevo così bravo. Inzaghi è un tecnico che non smette mai di studiare, di imparare. È cresciuto tantissimo. Sa cosa apprezzo di più del mister?»

Sentiamo.

«Prepara le partite meglio di tutti. E inoltre ha compreso in fretta che c'è una enorme differenza fra Champions e campionato, ma lui riesce a tenere sempre il gruppo sulla corda. Poi io mi rendo conto che un tifoso vuol vincere, ma se vedi la tua squadra ancora in lotta per lo scudetto e in finale a Monaco dopo aver eliminato Bayern e Barcellona come fai a non essere comunque grato a chi la allena e a chi la dirige?»

Giusto, però ancora non mi ha detto cosa sceglie tra il 3-0 al Liverpool di sessanta anni fa e il 4-3 dell'altra sera, passando per il Triplete di Mourinho.

«Le emozioni sono come i figli, non fai preferenze. Nel 1965 avevo due anni più di Yamal, ricordo il terzo gol di Facchetti, una azione perfetta in contropiede, era un altro calcio ma l'Inter di mio padre incarnava lo spirito dell'epoca, era l'Italia del miracolo economico. Nel 2010 ho coronato i miei sogni di patron. Adesso consumo le cose da semplice appassionato, penso alla finale, mi chiedo come stanno di salute gli idoli del 2025, Sommer e Lautaro, Dumfries e Barella, Bastoni e Thuram, eccetera...»