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Inter, due anni dopo la rivincita. Da Lautaro a Barella in 9 proveranno a vendicare Istanbul

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Alla guida c'è sempre Inzaghi e la squadra ha mantenuto l'ossatura di quella gara col City. In casa nerazzurra c'è grande voglia di rivincita
Andrea Della Sala Redattore 

Due anni dopo l'Inter è ancora in finale di Champions League. Alla guida c'è sempre Inzaghi e la squadra ha mantenuto l'ossatura di quella gara col City. In casa nerazzurra c'è grande voglia di rivincita dopo aver perso immeritatamente a Istanbul contro la squadra di Guardiola.

"Sabato sarà passata la bellezza di 721 giorni, poco meno di due anni, da quando si sentì il suono sordo della traversa alle spalle del portiere del City Ederson. E poi, sulla ribattuta facile facile, c’era Romelu Lukaku, piantato come una quercia, a ribattere da buon difensore. Quella scena Federico Dimarco l’ha rivissuta ogni giorno, nella buona e nella cattiva sorte: un rimpianto così non ti lascia mai, neanche nella scorsa stagione quando l’esterno mancino saliva felicemente su una stella, figurarsi in questa in cui è stato beffato nella corsa scudetto proprio dall’ex compagno belga. La finale di Istanbul è un ricordo bruciante, orgoglioso ma addolorato, per quella fetta grande di Inter che allora era in campo, e che ci riproverà sabato anche a Monaco. Dimarco ha avuto l’occasione della vita per beffare Guardiola e avvicinarsi alla coppa, ma anche altri compagni sono nutriti dallo stesso sentimento. Nove in totale, a partire da capitano e vicecapitano, Lautaro e Barella: sul prato dello stadio turco erano senza parole, le mani sul volto a coprire le lacrime", si legge su La Gazzetta dello Sport.


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Le fondamenta In questi due anni l’Inter si è rifatta leggermente il look, senza cambiare stile: accorgimenti che servivano, ma le fondamenta della casa sono le stesse. Onana è diventato un’impensabile plusvalenza, mentre Yann Sommer resterà nella storia per essersi allungato oltre l’umano contro quel mostro di Lamine Yamal. Benji Pavard era l’elemento che serviva per completare il trio di scudieri della difesa dopo la partenza di Skriniar: lo slovacco, guarda caso, è finito senza fortuna proprio a Parigi e poi, da lì, più giù nel Fenerbahce di Mou. Dove un tempo c’erano Lukaku e Dzeko, i centravanti alternati nell’ultima cavalcata fino alla finale del 2023, oggi corre Thuram, perfettamente incastrato con il suo partner argentino. Il resto della compagnia di Simone, invece, fa parte dei delusi di Istanbul. Tra i probabili titolari della finale contro il Psg, ce ne sono sette che erano partiti dall’inizio anche contro il Manchester City, a cui andrebbe aggiunto pure il tuttofare Darmian: due stagioni fa Matteo copriva alla grande dal primo minuto la ferita del (quasi) ammutinamento di Skriniar. Si reinventava come centrale difensivo di destra, mentre stavolta si accomoderà in panchina come primo cambio di Dumfries, uno dei pochi insostituibili tra i nerazzurri.

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"Accanto a Darmian, quel giorno c’erano altri due azzurri, Acerbi e Bastoni, pronti a tenere la linea della trincea anche stavolta. Il centralone già allora, a 35 anni suonati, sembrava all’ultimo canto: due stagioni dopo aver messo la museruola ad Haaland, è ancora tra i più attesi a Monaco di Baviera. Lo spinge la mistica del gol-miracolo in semifinale al Barcellona. In questo paio di stagioni, Bastoni ha ancora fatto crescere il suo status tra i migliori difensori del Continente: gli manca giusto la Champions per mettersi una corona sulla testa. Calha, proprio nella “sua” Istanbul, steccò pesantemente, un po’ per emozione (era ed è il capitano della Turchia), un po’ perché contro i palleggiatori di Pep si fa sempre una discreta fatica, ma soprattutto perché non aveva ancora campo libero nel suo ruolo autentico. Anche a causa dell’infortunio di Mkhitaryan, giocava da mezzala, con in mezzo Brozovic a dare le carte: a fine stagione, il croato avrebbe poi fatto le valigie e la posizione di regista sarebbe definitivamente stata assegnata da Simone ad Hakan. Micki l’armeno, invece, è il nono della compagnia perché, a differenza degli altri otto, in Turchia non era partito dall’inizio: arrivò alla finale contro i blu di Manchester di rincorsa, dopo un infortunio muscolare assai fastidioso. L’ingresso disperato all’84’, mentre i nerazzurri cercavano di ribaltare il destino, non fa altro che aumentare i rimpianti", ricorda la Gazzetta.