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San Siro o Meazza? La storia dello stadio della finale di Champions League

La capitale della moda, la città delle passerelle, a Milano si può godere di alcuni dei migliori ristoranti in tutta Italia, ed è la sede di Tutto Food, la più importante fiera alimentare del mondo

Lorenzo Roca

Capitale della moda, la città delle passerelle, a Milano si può godere di alcuni dei migliori ristoranti in tutta Italia, ed è la sede di Tutto Food, la più importante fiera alimentare del mondo. Divisa in 21 quartieri, Milano sarà domani sera, la capitale mondiale del calcio. Uno stadio, San Siro o Giuseppe Meazza, a seconda di chi lo dice, sarà il protagonista della finale di Champions League. Le due squadre principali del capoluogo lombardo, Inter e Milan, che ora attraversano periodi bui, sono due delle società con più storia d'Italia. Tra le due c'è un cordone ombelicale unico che nessun altra grande d'Europa ha con i rivali storici: condividono lo stadio. Ecco la storia dell'impianto meneghino.

La storia dell'impianto è quasi centenaria. La prima pietra fu posta nel 1925, da Piero Pirelli, presidente del Milan, che ebbe l'iniziativa di costruire un nuovo stadio di alta categoria, per un team che era in costante crescita. Ha commissionato il suo design ad Alberto Cugini e, a differenza del resto degli stadi italiani, venne costruito in gran parte con fondi pubblici. Il terreno di gioco aveva un quid in più: non aveva la pista, cosa che tutti gli appassionati hanno apprezzato. Il risultato finale è stato un accogliente stadio con 35.000 spettatori. Il nuovo campo è stato chiamato Nuovo Stadio San Siro. Il nome è stato scelto dal luogo in cui si trova lo stadio, che è un quartiere omonimo. Il suo primo proprietario, naturalmente, è stato il Milan. La festa inaugurale con una partita che vedeva di fronte Milan e Inter. I rossoneri entrarono nella storia segnando il primo gol nello stadio con Giuseppe Santagostino ma furono i neoazzurri che alla fine vinsero 6-3.

UNA CASA PER DUE

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Il Milan ha iniziato a giocare le partite in casa nel nuovo San Siro, mentre l'Inter disputava le sue partite allo stadio Arena Civica costruita nel 1807. Tutto è cambiato nel 1947, dopo la ripresa in seguito alla Seconda guerra mondiale. L'Inter stava troppo stretta all'Arena Civica, che aveva una capacità di 10.000 spettatori, e ha chiesto di trasferirsi a San Siro. Dal 1947 a oggi, Inter e Milan condividono lo stadio. È interessante notare che nello stesso anno che l'Inter si trasferisce a San Siro, si verifica un fatto premonitore che anni dopo avrebbe un impatto diretto sul nome futuro. Giuseppe Meazza appese le scarpe al chiodo con l'Inter.

GIUSEPPE MEAZZA

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Giuseppe era stato tutto per il calcio italiano: due volte campione del mondo con l'Italia nel 1934 e nel 1938, il secondo come capitano degli azzurri. E a livello di club ha fatto parte dell'Inter per 13 stagioni in cui ha raccolto tre titoli di Serie A nel 1930, 1938 e 1940, una Coppa Italia nel 1939 ed è stato Capocannoniere tre volte in Serie A. Si ritirò essendo il capocannoniere maggiore della storia dell'Inter con 284 gol, un record che nessuno è riuscito a superare, nessuno è nemmeno vicino. Una leggenda nerazzurra che stranamente vestito i colori rossoneri un paio di stagioni. Meazza ha giocato per il Milan tra il 1940 e il 1942, senza lasciare grandi tracce.

MEAZZA O SAN SIRO, QUAL È IL NOME UFFICIALE DELLO STADIO?

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Due fatti importanti segnano l'evoluzione del suo attuale nome ufficiale. Nel 1935, lo stadio diventa  di proprietà del Comune e il 21 agosto 1979 la morte di Giuseppe Meazza. Come gesto della città per uno dei migliori giocatori italiani di sempre, originario di Milano, si decise di rinominare lo stadio Giuseppe Meazza. Dopo decenni di polemiche, si può dire che il nome ufficiale a oggi sia questo. Così la FIFA lo ha registrato da quando si è giocata la Coppa del Mondo 1990, denominato Giuseppe Meazza in tutti i documenti ufficiali. Anche la UEFA lo ha chiamato così.

LE POLEMICHE

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Tuttavia, nonostante l'imprimatur delle massime istituzioni calcistiche mondiali, il sito ufficiale dello stadio si chiama www.sansiro.net e anche sul sito Internet del Milan continua ad essere chiamato San Siro. In realtà la dualità ha una grande logica sportiva. Per il Milan e i suoi tifosi, Giuseppe Meazza è visto come il referente degli eterni rivali dell'Inter, il cui nome, nonostante abbia giocato due anni con la maglia rossonera, crea l'orticaria ai tifosi del Milan. Inoltre, i tifosi del Milan risalgono alle origini dello Stadio San Siro per giustificarne la denominazione. Fu Piero Pirelli, presidente del Milan, incaricato di costruirlo e battezzarlo a suo piacimento. Ora, se ci atteniamo all'ufficialità, non ci sono dubbi e il nome è chiaro: Stadio Giuseppe Meazza, ma attenzione se lo si chiede a un fan rossonero...

IL CUORE SPORTIVO DELLA CITTÀ

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"Lo stadio è una massa imponente di 80 metri di altezza che sembrano anche di più. All'esterno è una meraviglia estetica, una volta entrati lo stupore non diminuisce. Chi lo visita dice che quando è pieno è un teatro fatto da persone. Non è un caso che lo stadio Meazza sia anche detto Scala del Calcio. Coloro che abitano nei pressi lo vivono con naturale orgoglio, i turisti lo amano a prima vista. Il Meazza, in qualche modo, è il cuore sportivo della città della moda. E non potrebbe essere altrimenti: lo stadio offre anche pura eleganza.

LA FIRMA DI GALEANO E LA PARADINHA DI MEAZZA

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Eduardo Galeano, celebre scrittore uruguaiano scomparso l'anno scorso, fu un altro rimasto estasiato dal Meazza, ha tratteggiato la sensazione di rispetto anche quando lo stadio è vuoto: «A Milano, il fantasma di Giuseppe Meazza segna che fanno vibrare lo stadio che porta il suo nome». E ricorda uno dei suoi gol più memorabili che chiudono in maniera impagabile il nostro racconto: «Semifinale di Coppa del Mondo nel 1938, col Brasile di Leonidas. Rigore per un fallo su Silvio Piola, un altro gigante del calcio. Meazza mette il pallone sul punto di tiro, era il bello della squadra, un picoletto elegante e innamorato, elegante esecutore di rigori alzava la testa invitando il portiere come il matador col toro nell'assalto finale e i suoi piedi, sapienti e flessibili come mani, non sbagliavano mai. Meazza prese la rincorsa, e nel preciso momento in cui stava per sferrare il colpo, gli caddero i pantaloni. il pubblico rimase si sasso e l'arbitro quasi ingoiò il fischietto. Ma Meazza, senza fermarsi, affrrrò con una mano i pantaloni e vinse il portiere, disarmato da tanto ridere. Fu il gol che lanciò l'Italia alla finale del campionato».