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Adani: “Lautaro arrivato a uno status totale. Asllani? Inter non sa ancora quanto è forte”

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L'ex difensore ha commentato la vittoria di ieri dell'Inter di Inzaghi contro lo Spezia e la prestazioni di alcuni dei giocatori

Andrea Della Sala

Vittoria convincente dell'Inter a San Siro contro lo Spezia. Rispetto a una settimana fa si è vista un'altra squadra, su La Gazzetta dello Sport ne ha parlato l'ex difensore Lele Adani:

«La squadra di Inzaghi rispetto a Lecce mi è sembrata più in palla, anche se non è oltre il 65-70%. Un po’ perché è una squadra molto fisica e ci mette tempo ad entrare in forma, un po’ perché l’avversario non è praticamente mai uscito dalla propria metà campo e quando l’avversario rinuncia a giocare, è più difficile essere brillanti».

Brillante in compenso è sembrata la Lu-La.

«Credo che in ogni sfumatura e movimento venga confermata la crescita di Lautaro, ormai ad uno status totale. Lukaku invece credo debba smaltire un po’ di carichi e che non sia certo al top. Ma anche così è uno che sposta e procura 4-5 occasioni da gol solo con il peso e con il pensiero. Avrà anche sbagliato qualche stop e forzato un paio di palloni. Il primo gol lo procura Romelu, sul secondo gli vanno addosso in tre e si libera spazio per Calha, poi colpisce la traversa, potrebbe segnare se Dumfries gli toccasse quel pallone e proprio all’olandese prima aveva spalancato la porta. Può bastare?».

Sullo 0-0 il belga ha avuto la possibilità di tirare dal limite, invece ha aperto allo stesso Dumfries. A volte sembra paradossalmente troppo altruista.

«Lukaku ha lasciato l’Inter in doppia cifra di gol, ma anche di assist. Da sempre sa lavorare per gli altri. Ora che è tornato credo non voglia riprendersi subito la centralità, tanto questa gli arriverà. Se la vuole riprendere con l’altruismo. E’ l’atteggiamento giusto».

Inter Lukaku Lautaro

In cosa le è piaciuta di più l’Inter e in cosa deve ancora migliorare?

«E’ già forte nell’indice di pericolosità, anche se si sbagliano tanti palloni. Sul gioco aereo, crea pericoli costanti. Visto che, con l’eccezione di 5-6 partite, troverà sempre squadre che restano nella propria metà campo, la squadra di Inzaghi invece deve crescere nei fraseggi contro avversari chiusi, uscire con più precisione e velocità. Presto tornerà utile Asslani. L’Inter stessa non ha ancora capito quanto è forte. Il giovane albanese è un titolare aggiunto che vede corridoi come pochi».

Venerdì c’è Lazio-Inter. Sarà un altro avversario chiuso o la musica cambierà?

«L’Inter è superiore alla Lazio e cerca sempre di giocare. Dipenderà da come la squadra di Sarri crescerà in settimana. Con lo Spezia ho visto più collaborazione tra i centrali, ma Immobile e gli esterni laziali saranno ben altro test».

Gosens e Dimarco riusciranno a non far rimpiangere Perisic?

«Sono giocatori diversi ma entrambi protagonisti. Però Perisic era un’altra cosa. Lui non era un esterno a tutta fascia, bensì un attaccante in più. Attaccava anche l’area come una punta, quando la palla la aveva l’altro quinto. Ha di fatto rivoluzionato il suo ruolo. Sarà fondamentale che Inzaghi faccia sentire la massima fiducia a Dimarco e Gosens».

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Come ha visto Skriniar?

«Bene, fin troppo carico».

Per 65 milioni lo avrebbe ceduto al Psg?

«Non si può non cedere un giocatore per certe cifre. Ben venga che tutti, dai tifosi allo stesso Skriniar, siano contenti così. Ma davanti a 65 milioni per un difensore, il mercato fa saltare il banco. La vera chiave è come lo si sostituisce. E di giocatori validi, a parte Bremer che ormai è andato, ce ne sono. Quando arrivò Conte con la difesa a tre e Skriniar erroneamente fu definito “inadeguato”, chi avrebbe mai pensato ad una quotazione come quella attuale? Allora non mi si dica che l’Inter ha problemi economici».

L’Inter per lei è la favorita per lo scudetto o una delle favorite?

«Una delle favorite. In cima metto la Juve, per forza della rosa e per la voglia di riscatto. A Torino hanno fatto una squadra per vincere subito, non per costruire. Sono arrivati giocatori tra i 28 e i 34 anni, e un altro paio ne arriverà. Dietro all’Inter metto il Milan, che però ha insegnato a tutti come si lavora, con la coesione di tutte le componenti del club. La differenza è che l’anno scorso partiva per il quarto posto, mentre ora non può più nascondersi».

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