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Adani: “Inter, che errore con Dybala. Lukaku male per colpa sua e di Inzaghi, ma lo terrei”

Adani argentina
Lele Adani dice tutto sul momento dell'Inter di Simone Inzaghi nell'intervista alla Gazzetta: dall'errore Dybala al flop Lukaku

Alessandro Cosattini

Lele Adani dice tutto sul momento dell'Inter di Simone Inzaghi. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il noto opinionista si è soffermato sui recenti risultati e non soltanto. Il ritorno di Lukaku, gli ottavi di Champions League col Porto, ma anche il lavoro dell'allenatore sin qui svolto.

Adani: “Inter, che errore con Dybala. Lukaku male per colpa sua e di Inzaghi, ma lo terrei”- immagine 2

«Il grande cammino del Napoli non deve far dimenticare le “mancanze” di chi sta dietro. Non credo l’Inter rischi il posto tra le prime quattro, ma non può di certo dirsi soddisfatta di quello che sta facendo: 6 sconfitte in 22 partite, i pareggi contro Monza e Samp...».

Infortuni e difficoltà a ritrovare la centralità tattica avuta ai tempi di Antonio Conte: da dove partiamo?

«Cominciamo dagli infortuni. Lukaku non nasce campione, non ha la naturalezza dell’attaccante talentuoso, come può essere Dzeko, nei movimenti e nelle giocate. Il suo calcio non può prescindere dalla forma fisica e dal lavoro settimanale. Quando Lukaku sta bene, cresce anche in autostima e quindi nella tecnica, persino nel dribbling. Ma quando sta male, diventa un giocatore normale, che fatica».

I tifosi dell’Inter cominciano a sospettare che il suo ritorno sia stata una mossa sbagliata dalla società.

«Il rendimento sinora non arriva nemmeno vicino alla sufficienza, come negarlo? È chiaro che quando l’Inter ha riportato Lukaku a Milano, aveva in mente il trascinatore dei due anni in Serie A. Un giocatore capace di fare la differenza, almeno in Italia. Ecco, quel calciatore nel 2022-23 non si è mai visto. Anche se nelle ultime partite la predisposizione e la testa mi sembrano migliori...».

Adani: “Inter, che errore con Dybala. Lukaku male per colpa sua e di Inzaghi, ma lo terrei”- immagine 3

Infortuni a parte, sono quasi due anni che Lukaku non ripete le prestazioni viste alla prima esperienza all’Inter.

«Vero. La connessione speciale che si era creata tra Romelu e Conte fu la prima ragione che portò i nerazzurri allo Scudetto nel 2021. Ma, dietro quel feeling, c’era tantissimo lavoro sul campo. Lukaku era diventato il centro del gioco dell’Inter: condizionava gli avversari, mentre i compagni intorno si muovevano tutti in funzione di lui. Anche Lautaro, che oggi è salito di status, tra i trofei vinti con il club e il Mondiale con l’Argentina. Nell’Inter attuale meno...».

C’entra Simone Inzaghi?

«Mi aspetto che anche l’attuale tecnico nerazzurro trovi il modo per incidere sulle performance di Lukaku. Come dico sempre, quando un giocatore di livello non rende secondo le attese, la colpa va condivisa anche con la guida tecnica. Mi piacerebbe che Inzaghi dicesse anche pubblicamente che tipo di lavoro vuole fare con il belga».

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Col senno del poi, forse avrebbe fatto più comodo all’Inter un Dybala?

«Se vogliamo parlare di errori sul mercato, non prendere Dybala lo è stato sicuramente e a prescindere dal fatto che sia arrivato Lukaku o sia partito Sanchez. L’Inter è ultima in A sia per dribbling tentati che riusciti. Manca l’uomo che va oltre lo schema, lo si è visto anche contro la Samp. Avere un Dybala in più contro avversari chiusi a riccio ti può garantire la giocata di classe che spezza la partita».

La Joya può essere un rimpianto del passato. Sul futuro, invece, giusto o no insistere su Lukaku, nel caso ci fossero le condizioni per trattenerlo a Milano?

«Dopo un’annata così, io lo terrei proprio per non sconfessare la scelta fatta in precedenza. Lukaku non è tipo da atteggiamenti sbagliati e non può aver dimenticato come si gioca a calcio. Se ci credevi prima, non puoi smettere di farlo per un anno tribolato».

Restano quattro mesi per convincere gli scettici, a cominciare dalla sfida di Champions contro il Porto.

«Ecco, sarà un bel banco di prova. Lukaku in partite del genere deve ritrovare la presenza con continuità nel gioco, che va al di là del segnare o meno un gol».

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