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Addio a Carlo Petrini, unico pentito del Dio Pallone

Non esistono pentiti nel mondo del calcio. O accetti quello che il dio del pallone ti suggerisce, spesso in maniera maliziosa, oppure sei fuori. Lui al dio del pallone aveva dato moltissimo, forse troppo. In cambio di soldi, successo e ragazze era...

Sabine Bertagna

Non esistono pentiti nel mondo del calcio. O accetti quello che il dio del pallone ti suggerisce, spesso in maniera maliziosa, oppure sei fuori. Lui al dio del pallone aveva dato moltissimo, forse troppo. In cambio di soldi, successo e ragazze era disposto a fare tutto o quasi. "Nel fango del dio pallone" racconta la sua storia, una sorta di confessione amaramente spigliata, e la bella vita di un ragazzo negli anni Settanta che si ritrova a giocare in squadre come Genoa, Torino, il Milan di Nereo Rocco, Verona e infine Bologna. Nella primavera degli anni '80 é uno dei pochi a pagare con una pesantissima squalifica (di fatto la fine della sua carriera) il calcio scommesse (corsi e ricorsi storici...). E se avrete voglia di sfogliare le pagine dei suoi libri per capire che persona fosse Carlo Petrini, vi troverete delle dichiarazioni pesanti nei confronti di gente che non ha mai pagato. L'ombra di un Bologna-Juventus e quel pareggio accordato caduto nel dimenticatoio. Gente che, nonostante le accuse pesanti, mai lo ha smentito o querelato.

Carlo Petrini ci ha lasciato oggi. Era malato, da tempo. Queste le sue parole di qualche anno fa. "Ho tumori al cervello, al rene e al polmone. Ho un glaucoma, sono cieco, mi hanno operato decine di volte e dovrei essere già morto da anni. Nel 2005 i medici mi diedero tre mesi di vita. E’ stato il calcio. Ne sono certo. Con le sue anfetamine in endovena da assumere prima della partita e i ritrovati sperimentali che ci facevano colare dalle labbra una bava verde e stare in piedi, ipereccitati, per tre giorni. Ci sentivamo onnipotenti. Stiamo cadendo come mosche”. Se ne va un campione discusso, uno che aveva provato a prendersi tutto dalla vita e poi aveva capito che le cose non funzionano così. Da anni denunciava il marcio del calcio. Non é cambiato nulla , diceva. Ha pagato con la solitudine le sue dichiarazioni. E con la vita l'amore per il dio pallone. Quello che alla fine non perdona mai.