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Antonello: “C’è la proposta di Inter e Milan, ora tocca al Comune. Comprare San Siro? Non significa che…”

L'ad dell'Inter ha spiegato il perché San Siro ristrutturato è un'ipotesi proibitiva per Inter e Milan

Andrea Della Sala

Continua il botta e risposta tra Inter e Milan e il sindaco di Milano Beppe Sala per il discorso stadio. Dopo che il sindaco ha chiesto maggiore trasparenza ai due club, ecco la risposta dell'ad dell'Inter Alessandro Antonello:

«Noi non stiamo imponendo nulla ma vogliamo rilanciare tutta la zona di San Siro sentendo anche i consigli dei tifosi. La ristrutturazione del Meazza è stata una tematica prioritaria soprattutto nostra, ma l’analisi approfondita ha fatto emergere elementi di difficoltà a raggiungere un obiettivo qualificato e allora abbiamo proposto una strada diversa. L’ipotesi di comprare lo stadio fatta da Sala? È corretto metterla sul tavolo, ma che cosa significa? Nel caso potremmo portare comunque avanti il nostro progetto o sarebbe un vincolo per restare al Meazza? Anche in caso di ristrutturazione San Siro avrebbe comunque perso gli elementi che lo caratterizzano oggi: ogni fase di costruzione dello stadio è stata indipendente dalle altre. Avremmo comunque smantellato completamente il primo anello ma anche il terzo per la costruzione della copertura».

Sui progetti per il nuovo stadio: «Tutti e quattro i progetti originari sullo stadio erano interessanti. Chi è favorito adesso? Sono tutti e due in corsa, giocano ad armi pari, hanno le stesse possibilità. Il progetto vincente dovrà emozionare, però la scelta sarà razionale, non emozionale. Ma non sarà un referendum – precisa Antonello, a scanso di equivoci –: vogliamo sondare le preferenze dei tifosi, vogliamo ascoltare la città. Oggi abbiamo presentato un’ipotesi architettonica del progetto, poi potremmo anche assorbire le indicazioni che arriveranno».

Ma se a inizio ottobre ci sarà il no alla dichiarazione di pubblico interesse sul masterplan? «Noi crediamo molto in questo progetto, ecco perché stiamo andando avanti mostrando i lavori degli studi di architettura e investendo anche a nostro rischio. Se arrivasse il no dovremmo di nuovo sederci attorno al tavolo. Però mi auguro per Milano e per l’Italia che un progetto di questo tipo possa essere approvato: noi abbiamo fatto una proposta e non vogliamo entrare nel dibattito politico, adesso però tocca al Comune decidere».

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