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Conte: “Penso calcio 18h al giorno, a volte lo odio. In Italia troppa pressione, qui…”

Interessantissima intervista concessa dal manager del Chelsea a GQ

Marco Macca

A 360 gradi. Come un martello, come nel suo stile. Antonio Conte, un personaggio unico. E vincente. Nel corso di una lunga intervista concessa a GQ, l'allenatore del Chelsea si è raccontato fino ai livelli più intimi, parlando del suo rapporto di amore e odio (già, proprio così) con il calcio e il suo amore sconfinato per la Premier League. Ecco le sue parole:

PERSONAGGIO - "A bordo campo mi muovo, grido e corro. Questo è il mio personaggio. Durante la partita ho i battiti del cuore accelerati, ma lo faccio soprattutto per i giocatori, per tenerli sempre sul pezzo. Quando un nuovo allenatore viene assunto in un nuovo club con un nuovo gioco e nuove idee, i giocatori devono adattarsi. Non è facile né per loro né per me. Il mio modo di allenare però è di voler dare il maggior numero di consigli, in modo tale che sappiano sempre cosa fare. I giocatori probabilmente all'inizio non sono abituati a giocare con le orecchie così aperte, ma a lungo andare si adattano".

CALCIO DI OGGI - "Il calcio dai tempi in cui ero calciatore è molto cambiato. Oggi non basta solo il talento: devi essere veloce, forte e resistente. Prima non c'erano tutte queste pressioni. Devi abbinare la qualità alla velocità e questo non è facile. Non hai il tempo di controllare la palla o di vedere da dove proviene il tuo avversario. Loro sono già lì, quindi devi già sapere cosa fare. Ecco perché gli allenamenti sono così importanti e perché li vivo così intensamente".

PREMIER LEAGUE - "La cosa che mi è piaciuta di più dell'Inghilterra è l'atmosfera. Puoi respirarla in ogni momento. Qui si vedono tifosi di squadre diverse che vedono la partita in totale sintonia. Ricordo nella passata stagione, quando abbiamo vinto contro il Middlesbrough e li abbiamo costretti alla retrocessione. I loro tifosi li hanno comunque applauditi. E anche quelli del Sunderland, che era già retrocesso da settimane, sono stati incredibili. In Italia è molto diverso: queste sono si vedono più difficilmente e c'è molta più polizia. Questo è il campionato più difficile, intenso, il più duro senza dubbio. In Spagna hai due squadre che possono vincere come il Real Madrid e il Barcellona, ogni tanto c'è l'Atletico. In Italia c'è solo la Juventus. In Germania solo il Bayern Monaco, tranne la parentesi del Borussia Dortmund di Klopp. In Francia solo il PSG, a parte l'anno scorso con la vittoria del Monaco. In Inghilterra ci sono sei squadre che possono vincere: Manchester City e United, Liverpool, Arsenal, Tottenham e Chelsea".

TITOLO - "Vincere in questo campionato è difficilissimo, quindi dobbiamo cercare di fare il miglior lavoro possibile. Negli altri campionati ci sono delle partite in cui puoi anche rilassarti un po', qui no. E' impossibile. Noi manager italiani i più numerosi fra i più grandi campionati europei? Ne siamo certamente orgogliosi".

MEDIA ITALIANI - "In Italia ci sono tre giornali che parlano di calcio, questo genera molta pressione. Alcuni pensano di conoscere meglio di te il tuo lavoro e di poterti dire cosa fare e come giocare".

FAMIGLIA - "Quest'anno per me sarà migliore perché la mia famiglia si trasferirà in Inghilterra. Ma in ogni caso non è facile, perché la mia mente è sempre sul calcio. Dormo quattro o cinque ore a notte, forse. E quando dormo penso al calcio. Anche appena apro gli occhi la mattina. Molte idee mi vengono anche prima che io metta i piedi fuori dal letto. E' tutto diverso rispetto a quando ero giocatore. Per me finiva tutto appena terminato l'allenamento. Ora, da allenatore, è tutto più difficile".

MIGLIORI GIOCATORI CON CUI HA GIOCATO - "Del Piero e Zidane".

INIZI DA ALLENATORE - "Ho fatto la mia prima esperienza da allenatore a 14 anni, ho sempre sentito che questa doveva essere la mia vita. Anche se a volte la odio, perché sento di perdere qualcosa. Se vuoi essere un buon allenatore devi sacrificare la tua vita e a volte odio il calcio per questo. Soprattutto perché devo pensarci 18 ore al giorno. Lo amo e lo odio".

(Fonte: GQ)