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Repubblica – Almeno 10 su 20 club a rischio fallimento: la politica può ‘sacrificare’ la Serie A

Il quotidiano analizza l'aspetto economico dello stop per l'emergenza Coronavirus nel calcio e le possibili conseguenze

Alessandro De Felice

Le parole e le perplessità del Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora sulla ripresa degli allenamenti dal 18 maggio destano preoccupazione all'interno della Lega di Serie A. In caso di ulteriore rinvio sarebbe praticamente impossibile concludere la stagione in corso.

Secondo La Repubblica, il massimo campionato di calcio italiano è in "pericolo": "La bolla rischia di scoppiare. Il calcio è un’industria indebitata fino al collo e alcune società hanno già iniziato a spendere soldi che incasseranno solo nella prossima stagione. Almeno 10 su 20 in A rischiano il fallimento: lo hanno messo nero su bianco in un documento che circola tra i presidenti. Se questo campionato non si giocasse, e se il prossimo dovesse essere disputato a porte chiuse fino al 31 dicembre, per la stagione 2020/21 la Lega stima perdite del 25% almeno. Il mancato incasso della campagna abbonamenti costringerà molte società a ristrutturarsi, senza quella liquidità che normalmente arriva in estate in un momento cruciale per pagare gli stipendi e garantire il mercato. Le tv, poi, hanno già chiesto uno sconto per il prossimo campionato, per rientrare dei danni subiti in questo. Per coprire le perdite, i club dovrebbero ridurre per un anno ancora gli stipendi dei calciatori e chiedere sconti sui giocatori presi in prestito con riscatto, la tipica operazione per allestire una rosa rimandando i pagamenti".

La Serie A potrebbe dunque subito un drastico ridimensionamento. Un prezzo che la politica può pagare in questo momento d'emergenza: "E se il resto d’Europa ripartirà, l’Italia dovrà svendere i pezzi pregiati e trasformarsi in un discount, quello che è successo al campionato olandese: una vetrina alla mercé dei club europei. La pandemia insomma avrebbe come effetto quello di "riformattare" un sistema già in crisi e fuori controllo da tempo. Ma, temono adesso i club di Serie A favorevoli alla ripresa, questo potrebbe essere un rischio che la politica è disposta ad accettare, oppure un vero obiettivo: in tempo di crisi, ridimensionare spese e follie del calcio dei paperoni può produrre consensi nell’elettorato populista".

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