Mai così internazionale: esordisce così l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, che evidenzia come Thohir abbia rivoltato l’Inter, sprovincializzando il club e cercando di esportare il marchio mediante l’inserimento di diversi profili stranieri nel management. Rivoluzione che non si ferma ai dirigenti, ma che si estende anche ai giocatori: l’Inter non ha mai avuto una squadra così cosmopolita, con addirittura nove nazionalità diverse rappresentate in campo da titolari, con la ciliegina del capitano italiano. Ora mancano solo due giocatori provenienti dal mercato che Thohir punta ad espandere: Stati Uniti e Sudest asiatico.
primo piano
Inter, mai così internazionali, 14 le nazioni rappresentate e tra i titolari…
Mai così internazionale: esordisce così l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, che evidenzia come Thohir abbia rivoltato l’Inter, sprovincializzando il club e cercando di esportare il marchio mediante l’inserimento di diversi...
Lo spogliatoio dell’Inter è sempre stato una Babele di razze e lingue, ma il blocco di argentini e brasiliani ha sempre fatto si che tra i titolari ci fossero rappresentati al massimo sei paesi. Esattamente come accaduto a Madrid in occasione della Champions vinta contro il Bayern, quando in campo c’erano tre brasiliani (Julio Cesar, Maicon, Lucio), quattro argentini (Samuel, Cambiasso, Zanetti, Milito), un rumeno (Chivu), un macedone (Pandev), un olandere (Sneijder) e un camerunense (Eto’o).
La nuova era: con l’addio dei senatori e l’arrivo del serbo Vidic, del francese M’Vila e del cileno Medel, potrebbero comportare una formazione tipo che partirebbe con 9 calciatori di nazionalità diverse in mezzo al campo: Handanovic; Nagatomo, Ranocchia, Vidic, Juan; Medel, M’Vila, Kovacic, Hernanes; Palacio, Icardi. Considerando i rincalzi, l’Inter deborda, ci sono addirittura 14 nazionalità rappresentate e a quelle già citate si vanno ad aggiungere il colombiano Guarin, il ghanese Donkor, il nigeriano Obi, il senegalese Mbaye (in odore di partenza verso Genova, sponda rossoblu) e l’uruguaiano Laxalt. Dovesse tornare il portoghese Rolando, il numero di paesi rappresentati salirebbe a 15.
SI parla poco italiano: anche e soprattutto in sede, dove i dirigenti si esprimono praticamente in inglese. Anche per questo Javier Zanetti sta studiando la lingua e l’esperienza americana gli è servita soprattutto per familiarizzare con le nuove dinamiche. L’ex capitano e ora vicepresidente nerazzurro ha partecipato anche alle dieci ore di vertice tenute dai dirigenti nerazzurri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA