Juan Jesus si racconta. Il difensore brasiliano, intervenuto in un programma tv brasiliano, ha parlato della sua infanzia e del suo rapporto con il calcio. FCINTER1908.IT ha raccolto le dichiarazioni del giovane nerazzurro:
primo piano
JJ: “Fatta col Napoli, dissi no per un motivo. I campetti, le lacrime e quel provino…”
Juan Jesus si racconta. Il difensore brasiliano, intervenuto in un programma tv brasiliano, ha parlato della sua infanzia e del suo rapporto con il calcio. FCINTER1908.IT ha raccolto le dichiarazioni del giovane nerazzurro: “Cominciai a...
"Cominciai a giocare a 8/9 anni, giocavo in un campetto che si trovava di fronte casa mia. All'inizio quando andavo nel campetto gli altri non volevano giocassi con loro perché ero troppo piccolo, quindi mi facevano fare dei ruoli marginali. A 6/7 anni andai a scuola, in una scuola normale vicino casa mia, nello stesso quartiere. Continuai a giocare nei campetti vicino casa, e cominciai a crescere (a livello calcistico) fino a quando, all'età di 11/12 anni, mi proposero di entrare nelle giovanili dell' America Mineiro".
Juan racconta così quell'esperienza, la prima di una certa importanza: "Ogni mattina andavo a scuola, a mezzogiorno uscivo, impiegavo un'ora per tornare a casa, mangiavo qualcosa rapidamente e il pomeriggio intorno alle 15:00 andavo a giocare a pallone, Il piccolo problema è che la sede era a ore di distanza da casa mia, in pratica dovevo attraversare tutta la città di Belo Horizonte, tra treni e camminate. Mia madre era preoccupata perché ogni giorno tornavo la sera tardi, però per fortuna non sono mai stato aggredito o derubato, ho incontrato sempre “bella gente”.
Juan venne convinto ad approdare all'Internacional di Porto Alegre da un suo amico, che aveva sostenuto un provino con il club: "Pensavo “io sto bene qui nell'America Mineiro”, poi vorrei passare nel Cruzeiro e poi magari in Europa. Ma il mio amico mi diceva “E' meglio andare a giocare nell'Internacional, tutti conoscono la squadra”. Così andai con mio padre a fare il provino, passai una settimana a fare diversi test e alla fine presero me e non il mio amico. Mi dispiacque molto che il mio amico non fosse stato preso perché ci conoscevamo da molto tempo, da quando eravamo piccolini. Nell'Internacional fu un periodo molto difficile perché ero lontano da casa, vedevo i miei genitori solo a Natale e ai giorni di festa, ero in un posto nuovo e avevo 15/16 anni. Ogni volta che vedevo la mia famiglia piangevo sempre perché mi mancavano. Per fortuna ho conosciuto ragazzi che giocavano con me e insieme alleviavamo un po' la “saudade” di casa. Parte dei soldi che guadagnavo la mandavo alla mia famiglia perché non è che guadagnassero molto".
Juan parla anche del suo rapporto con la Nazionale Brasiliana e del suo no al passaggio al Napoli: "Ho sempre giocato per la “Seleçao”, da quando avevo 15 anni, passando per i 16/17 fino ai 20 anni quando ho partecipato al Mondiale di categoria, alle olimpiadi. Quando giochi per la “Seleçao” hai una ottima visibilità e ti si aprono molte porte. Tutti conoscono la nazionale brasiliana, tutti sanno cos'è, anche quando sei piccolo e fai parte della nazionale brasiliana hai un procuratore. Giocavo nell'Internacional, nella Nazionale, stavo bene. Poi arrivò l'opportunità di andare a giocare con il Napoli, in Italia. Il presidente dell'Internacional mi disse che c'era l'opportunità di andare a giocare al Napoli per 6 mesi. Napoli è una città molto bella, clima temperato, è molto simile a Rio de Janeiro, abbastanza caotica, mi piaceva l'idea. Alla fine però ho deciso di non andare perché ho pensato non è che vado 6 mesi lì e poi non succede niente?"
© RIPRODUZIONE RISERVATA