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Marotta: “Milan-Inter senza pubblico e senza pubblico calcio pari allo zero. Bellugi…”

Getty Images

Le parole dell'amministratore delegato nerazzurro che ai microfoni de La Gazzetta dello Sport ha parlato dell'ex difensore

Eva A. Provenzano

In un'intervista rilasciata ad Andrea Di Caro per La Gazzetta dello Sport, Beppe Marotta - amministratore delegato dell'Inter - ha parlato ancora di Bellugi.Dopo le parole rilasciate all'Ansa, questo è quanto il dirigente nerazzurro ha detto alla rosea:

-Cosa è stato Bellugi per il calcio italiano e per l'Inter?

Innanzitutto è stata una scomparsa improvvisa perché l'ho sentito settimana scorsa e non si poteva prevedere un epilogo del genere. C'è tanta amarezza e dolore non solo negli interisti ma in tutti coloro che amano il calcio e hanno visto le sue gesta con l'Inter, il Bologna, il Napoli e anche con la Nazionale. Mauro è stato un grande giocatore, ma ha amato il suo lavoro fino all'ultimo. Seguiva le sorti dell'Inter anche mentre combatteva questa difficile malattia. Ricordo i valori che è riuscito a trasmettere quando giocava a calcio. Difensore coraceo, aveva nella parte agonistica e nella sua tecnica le virtù maggiori. Da ricordare la sua professionalità e l'attaccamento ai valori delle maglie che vestiva. 

-Calcio un po' dimenticato. Il presidente Angelo Moratti gli regalò una casa e ha seguito l'Inter da tifoso. Personaggio di un calcio che fu...

Assolutamente sì. Un calcio romantico, legato al passato. Quello in cui i giocatori erano bandiere ed erano meno frequenti i passaggi da un club all'altro perché erano molto attaccati alle maglie che vestivano. Bellugi era legato all'Inter. Era un calcio del mecenatismo, romantico, in cui le famiglie erano legatissimi ai giocatori che giocavano nelle proprie squadre. Questa sinergia, questo senso di appartenenza oggi è difficile da ritrovare. Sia perché non ci sono più questo tipo di proprietà, sia perché i giocatori frequentemente cambiano squadra.

-Un ricordo personale che si può raccontare del rapporto con Bellugi?

I ricordi più commoventi sono stati gli ultimi giorni, quando si è operato alle gambe e non ha più avuto gli arti inferiori. Ci siamo sentiti ed era entusiasta di poter collaborare con noi. Io gli ho detto di fare l'osservatore per noi, cerca di vedere le partite e ci dici le tue impressioni. L'ho visto carico, entusiasta, come se dovesse tornare in campo. Diceva ridendo che per un calciatore non avere le gambe è come per un pianista non avere le mani. Sono cose toccanti, mi hanno fatto riflettere.

-Domani c'è un derby importante, occasione per ricordarlo al meglio con una partita gagliarda come le amava Bellugi...

Il derby ha un sapore particolare. Bellugi ne ha fatti tanti di questi derby. Io li vedo da spettatore ma il derby è una stracittadina, divide la città in due. I giocatori che vanno in campo è come se andassero nell'arena. Anche se domani assisteremo ad un derby senza pubblico e senza pubblico il calcio è pari allo zero. Manca una componente protagonista. Dobbiamo giocare il derby senza dimenticarlo, con la fascia nera del lutto e il minuto del raccoglimento come ci è stato concesso da Lega e FIGC. È il minimo per un campione che ci ha lasciato.

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