Walter Mazzarri aggiorna. Il tecnico interista, che a Pinzolo aveva parlato di cantiere aperto all'Inter, ora analizza con Tuttosport i progressi della sua squadra: "Credo si sia fatto molto, forse oltre ogni migliore aspettativa. Non siamo alla perfezione, ma a un buon punto".
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MAZZARRI: “Stiamo ringiovanendo, datemi tempo! Per vedere i frutti ci vogliono…”
Walter Mazzarri aggiorna. Il tecnico interista, che a Pinzolo aveva parlato di cantiere aperto all’Inter, ora analizza con Tuttosport i progressi della sua squadra: “Credo si sia fatto molto, forse oltre ogni migliore aspettativa. Non...
Cos’è l’Inter?
«Un grande club che, vivendolo dall’interno, dà la sensazione di una grande famiglia. E questo è molto bello».
Come la descriverebbe a Thohir?
«Finché la cosa non è ufficiale, preferisco non fare commenti. Però, per quello che mi compete, credo che questa sia una squadra vera, con un gruppo di giocatori che sta tentando di darmi tutto, convinti di quello che gli sto proponendo. Comunque io ho reso impermeabile la squadra da certi argomenti, che sono delicati, perché è giusto che qui alla Pinetina ciascuno pensi a fare solo il suo dovere».
L’Europa League, sarebbe un buon risultato?
«Visto quanto accaduto l’anno scorso, con la società abbiamo sempreparlato di “puntare a tornare a essere competitivi”. Io ho aggiunto “nel più breve tempo possibile” perché so che nel calcio italiano non c’è pazienza. È un anno di ripartenza, quasi un anno zero. Io voglio vedere un’anima, una squadra che giochi, che abbia un filo logico, che i ragazzi lottino e questo, piano piano, si sta già vedendo. Inoltre stiamo pensando a ringiovanire e, di conseguenza, i frutti si potranno vedere fra 2-3 anni. Per questo dico che ci vuole anche pazienza».
Uno come Klopp un po’ lo invidia?
«La parola invidia non fa parte del mio essere. Gli invidiosi sono quelli che non sono realizzati e io sono realizzato, non ho mai invidiato nessuno. Ho reagito a provocazioni gratuite ingiuste, questo ci tengo a dirlo. È normale, essendo un tecnico che lavora e fa i fatti sul campo, che vorrei avere il tempo necessarioper creare qualcosa di importante. Ciò che fa un allenatore, andrebbe valutato in base alle forze che ha a disposizione. Purtroppo c’è superficialità e si fa fatica a vedere quello che produce un allenatore per un’azienda, sia in termini di risultati, sia al livello economico».
Mazzarinho, ovvero se fosse stato straniero, avrebbe avuto una carriera più facile?
«Noi italiani siamo provinciali. Si dice spesso: nessuno è profeta in patria. Ed è vero. Magari arriva uno da fuori e ha quel fascino esotico che l’italiano che viene dalla gavetta non ha. Quando invece quest’ultimo, ha raccolto risultato, facendo dei fatti. Mazzarinho, ma anche Kloppinho... C’è una tipica esterofilia provinciale nel nostro paese. Sembra quasi che ci sia del fastidio a far emergere chi è nato in Italia».
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