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Milito: “Strama grande tecnico. Che emozione il gol nel derby. Per la Champions…”

Intervistato da La Repubblica,il Principe Diego Milito parla del Derby appena vinto, del tecnico Stramaccioni e della possibilità di centrare alll’ultima giornata la Champions. Alla vigilia del derby aveva detto: “Dobbiamo vincere per...

Riccardo Fusato

Intervistato da La Repubblica,il Principe Diego Milito parla del Derby appena vinto, del tecnico Stramaccioni e della possibilità di centrare alll'ultima giornata la Champions.

Alla vigilia del derby aveva detto: "Dobbiamo vincere per i tifosi e farci perdonare". Si sente più sereno adesso?

"Avevamo una carica particolare. Non che nelle altre partite non ci fosse, anzi andiamo sempre in campo con motivazioni e voglia. Però il derby è una partita speciale per tutti, per la gente e per noi, domenica scorsa lo era anche per la classifica. Inoltre ci tenevamo a dare una soddisfazione ai nostri tifosi dopo un'annata particolare, difficile, dall'andamento irregolare. Ci siamo riusciti ed è ancora più bello".

Sono passati tre giorni dal derby. Eppure Milito non sembra emozionato o ancora in ecstasi per la vittoria...

"Ho vissuto quella serata come una grande gioia, ma anche con tranquillità. E' stato un giorno speciale ed è innegabile, una soddisfazione immensa, l'avete visto tutti come ci siamo abbracciati e come abbiamo festeggiato, però ormai è il passato. Segnare in un derby è una cosa particolare, non lo nego: è una partita diversa, per la gente ma anche per noi che andiamo in campo, e penso lo si sia visto".

Lo sa che nessuno prima di Lei ha segnato una tripletta in due derby diversi (l'altra in Genoa-Samp ndr)

"Non lo so mica se è record, non ci ho mai pensato".

Sapeva almeno che con i tre gol di domenica sono 50 gol in campionato con l'Inter

"No... Bella cifra, e bella soddisfazione. Ma lo sa che io non so neppure quanti gol in carriera ho fatto?".

Vuol dire che lei è l'unico attaccante al mondo che non conta i suoi gol?

"Veramente no".

Per sua conoscenza in totale sono 63 con la maglia nerazzurra. Questa stagione è stata per Lei un continuo sali e scendi

"Le prestazioni individuali risentono per forza dell'andamento della squadra. Io personalmente ho avuto qualche problema nei primi mesi. Con Gasperini giocavo sempre, poi è arrivato Ranieri e le cose sono cambiate: sono andato spesso in panchina, ero un po' dentro e un po' fuori, e quando un giocatore subisce certe situazioni perde un po' di fiducia. Io mi sono messo a disposizione per il bene del club ma poi anche la squadra aveva problemi, tante difficoltà, e non è stato facile mantenersi a certi livelli. Poi sono rientrato in squadra, mi sono sbloccato col Lecce a fine dicembre e dopo la sosta le cose sono migliorate: gran partita col Parma, poi il gol nel derby di andata e da quel momento in poi non mi sono fermato più".

Anche la squadra ha avuto un andamento molto altalenante

"Fino alla vittoria con la Lazio del 22 gennaio è stato tutto perfetto. Poi abbiamo perso a Lecce, senza meritarlo, ed è iniziata la discesa. Avevamo stravinto col Palermo, con quattro gol miei, ma è finita in parità; a Roma abbiamo giocato la peggiore partita dell'anno e da quel momento non ci siamo più rialzati, perché si era complicato tutto. La cosa più difficile da trovare, e da mantenere a certi livelli, è l'equilibrio".

Non dev'essere facile, in aggiunta, lavorare con tre allenatori diversi

"Quello complica il lavoro di tutti noi giocatori. Perché ogni allenatore porta mentalità nuova, gioco nuovo, metodi di lavoro nuovi. E' faticoso abituarsi in fretta, ci vuole tempo per recepire le novità".

Cosa ne pensa degli esoneri di Gasperini e Ranieri. Che cosa Le hanno lasciato?

"A me è dispiaciuto che ci lasciassero, che Gasperini sia durato così poco e che Ranieri sia andato via a fine marzo. Ed è chiaro che tutti noi giocatori potevamo dare qualcosa di più perché si può dare sempre qualcosa in più. E comunque noi mica scendiamo mai in campo per perdere, o per non fare quello che ci viene chiesto. Ma a volte le cose vanno nel modo sbagliato".

Secondo Lei in squadre di prima fascia come l'Inter gli allenatori contano, oppure contano solo i giocatori?

"Contano eccome, ci mancherebbe. Sono importanti sotto ogni profilo: tattico, tecnico, motivazionale, psicologico. Un allenatore deve curare ogni aspetto della preparazione di una squadra. A volte, tanto per dire, basta una parola in più a un giocatore per ottenere risultati importanti, e bisogna saperla dire".

Arriva Stramaccioni e tutto all'improvviso cambia...

"Ovviamente non lo conoscevo, come non lo conosceva nessuno di noi perché finora aveva allenato soltanto i ragazzi. Ma per uno che ha soltanto 36 anni mi ha sorpreso: è un tecnico preparato, ha saputo imporre la sua personalità, ha mostrato sicurezza e dunque ci ha dato sicurezza".

Qualcosa sul piano del gioco è cambiato pero'

"Certo. Lui vuole una squadra che in campo sia sempre protagonista, che attacchi, infatti il gioco offensivo è migliorato. Già il fatto che lui metta sempre in campo tre attaccanti è importante: sia per gli avversari, che devono stare più attenti, sia per noi che giochiamo in attacco perché ci sono più soluzioni".

E intanto Milito ha 33 anni...

"Veramente sono 32, non esageriamo...".

Il mese prossimo sono 33 pero'...

"Quindi sono ancora 32...".

Va bene. ma lei si sente vecchio?

"Ma no. Di sicuro ho più esperienza che in passato, e in fondo sono in una grande squadra solo da pochi anni e dunque non ho vissuto sempre le tensioni che si vivono in un contesto simile. Mi sento gli anni che ho ma ho ancora tanta energia, tanto tempo davanti a me. Facendo tutti gli scongiuri possibili, in carriera non ho mai avuto infortuni gravi o gravissimi, mi sento integro, posso continuare ancora a lungo. Non credo ai livelli di Zanetti, ma si sa che lui fa eccezione in tutto".

Domenica all'Olimpico vi giocate la champions. Come ci arrivate?

"Con la voglia di vincere, sperando ancora in un posto in Champions: se battiamo la Lazio e intanto Udinese e Napoli non vincono, ce la possiamo ancora fare. Le possibilità non sono molte ma siamo ancora in ballo".

E all'eventualità di disputare un' Europa League partendo dai preliminari, che sono all'inizio di agosto, ha pensato?

"No e non ci voglio pensare, per il momento. Anche perché se battiamo la Lazio siamo comunque almeno quinti, quindi non giocheremmo il preliminare. Vediamo cosa accadrà, ma tutto è ancora possibile".