E' arrivato in estate e si sta rivelando utile al progetto di Stramaccioni. Gaby Mudingayi si è raccontato a 'Drive', programma condotto da Nagaja Beccalossi, in onda su InterChannel. Ecco le sue parole:
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Mudingayi: “L’Inter un sogno! Zanetti ti fa sentire più forte. E i trenta sul campo…”
E’ arrivato in estate e si sta rivelando utile al progetto di Stramaccioni. Gaby Mudingayi si è raccontato a ‘Drive‘, programma condotto da Nagaja Beccalossi, in onda su InterChannel. Ecco le sue parole: DRIVE –...
DRIVE - "Simpatica l'intervista in auto. Non mi era mai successo. Vivo in città perché in zona San Siro si sta bene e sono a pochi minuti dal centro ed è anche una strada pratica per arrivare ad Appiano".
SOGNO - "L'Inter da avversaria per me era un grande club formato da grandi giocatori e si lavora sempre per arrivare a giocare in una squadra come questa che negli ultimi anni ha vinto tanto e ha avuto tanti campioni. Essere qui per me è veramente un orgoglio. Ne avevo parlato un po' così in generale con altri compagni, con nessuno in particolare, ma questa formazione la conoscono tutti e una formazione di cui parlano tutti".
STORIA PERSONALE - "Ho iniziato a giocare a quindici anni e all'inizio non mi piaceva neanche. Io ero in Belgio e i miei genitori volevano facessi uno sport dopo scuola perché non volevano stessi in mezzo alla strada con i miei amici avevano timore che mi potesse succedere qualcosa. Mi ha indicato un posto vicino a casa, poi sono andato e lì ho giocato un anno o due e sono finito in una squadra di Serie C e mi piaceva. Una squadra di Serie A in Belgio, sono rimasto lì tre anni, e poi è arrivato il Torino".
COSA SOGNAVI DA FARE - "Non ci avevo mai pensato. Pensavo a divertirmi, non credevo di fare il calciatore. Quando ho cominciato a guadagnare dei soldi ho deciso di farlo come lavoro. Non avevo mai pensato di poter venire a giocare nel campionato italiano: è un sogno per molti ragazzi e io non avevo osato immaginarlo".
CITTA' CHE VAI - "A Torino ci sono stato veramente bene, mi hanno accolto benissimo. Non è una città fredda. A Roma poi, con la Lazio, e anche quella è una città bellissima e sono stato accolto benissimo, alla gente piace molto scherzare nella capitale".
AMORE - "Io mi sono fidanzato giovane, a 15 anni, italiana, di Latina, il suo papà aveva aperto un ristorante italiano in Belgio e anche per lei ho scelto l'Italia, anche se potevo andare a giocare in Inghilterra, e sono contento perché questo Paese mi ha dato tutto. Adesso sono anche un giocatore importante e non posso che ringraziare".
TUTTE LE LINGUE DELLA PINETINA - "Italiano, spagnolo. C'è pure il barese di Antonio, c'è un bel mix. A me le lingue piacciono, sento lo spagnolo, il portoghese e mi piace. Mi piacciono le lingue, ma non mi piace studiare, sento i miei compagni, mi piace semplicemente imparare delle frasi".
CASSANO - "Un casinista? si, ma è il numero uno. Siamo molto legati, siamo sempre vicini, scherza sempre, dice sempre quello che pensa, è una persona vera e nel calcio non si trovano persone così, se pensa una cosa di te, te la dice. Mi piace come persona e come giocatore lo conosciamo tutti".
DA PICCOLO - "Facevo credere di essere tranquillo poi ero molto vivace. Mio padre mi dice che ero diverso a casa e fuori. E a scuola ero un disastro: e quando le maestre chiamavano la mia famiglia facevo andare mamma così al massimo papà me le dava a casa e non davanti alle maestre".
LA FAMIGLIA - "Sono le persone che ti amano davvero. Io sono legatissimo ai miei che sono in Belgio, non lontanissimo. Vengono a trovarmi ogni tanto, papà è venuto per il derby. Mia mamma continua a lavorare, lei è indipendente, mio padre ha smesso".
L'INTER - "Quando l'ho detto a papà ha ringraziato Dio perché ha sempre sognato una grande squadra per me. E ha sentito Inter e mi ha detto: 'Davvero?' e ha ringraziato il cielo. C'erano ancora solo voci, ma io ci credevo. Quando l'hanno detto a me sono stato contentissimo, ho pregato ed aspettato".
IL PRIMO GIORNO AD APPIANO - "Mi hanno accompagnato e mi dicevo 'sto arrivando', 'ci sono', ho fatto passo passo tutto il percorso ed ero emozionatissimo. Venire a giocare in una squadra così che per me in Italia è la più importante e lo è anche nel mondo era un sogno e quasi non ci credevo. Quando il procuratore mi ha detto che c'era questa possibilità non ho voluto più sapere di altre squadre".
TIFOSI - "Sono sempre in tanti allo stadio. Mi sembrano spettacolari, spero di dare il massimo ed essere apprezzato e di entrare nei cuori degli interisti. Vestire una maglia così e avere tanta gente dietro è bellissimo".
MUDY, SOLO LUI TRENTA SUL CAMPO - "Lo striscione dei tifosi? Non avevo associato subito, quando poi ho capito ridevo di brutto. Una cosa simpaticissima e originale anche se ci ho messo un po' a capire, ci ho pensato, poi ci sono arrivato. Una cosa bella, mi è piaciuta".
SAN SIRO - "E' lo stadio in cui ci si emoziona di più. Anche quando ci giocavo da avversario mi sembrava bellissimo. La prima volta da giocatore dell'Inter ho sentito che ero a casa. Si sente che ci sono le persone vicino. Senti tutto".
COMPAGNI - "Ho la fortuna di potermi allenare con Zanetti, Cassano, Sneijder, posso chiacchierare e lavorare con grandi giocatori. Potrò raccontarlo ai miei figli".
IL CAPITANO - "Quando sei da fuori lo pensi solo come professionista, ma adesso che lo conosco ride, scherza è tranquillissimo, non sente la tensione. Sono orgoglioso di essere seduto nel suo stesso spogliatoio, di giocare con lui. Ancora non l'ho sentito cantare so che gli piace. A vederlo come corre, ancora e ancora, e ancora. Lo osservo e non oso chiedere come fa. Devi avere voglia, amare il tuo lavoro e la maglia che indossi, sai di essere un esempio. Lo guardo come si allena. Sei più forte avendo persone come lui accanto, ti senti più forte".
TEMPO LIBERO - "Io ho due bimbi, due maschietti di 7 e un anno e mia moglie dice che ha tre bambini in casa: Noah e Natan. Passo il mio tempo con loro. Il più grande gioca con l'Accademia Inter e gli piace giocare in difesa, ma anche fare gol. Non gli ho mai fatto imposizioni, si diverte molto. Il piccolino è un terremoto, somiglia a me. Devo correre per stargli dietro. Insomma, dentro e fuori dal campo devo correre".
SALUTI FINALI - "Voglio salutare i tifosi nerazzurri e forza Inter...".
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