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Zazzaroni: “Da oggi Conte è un po’ più interista, reciso il cordone ombelicale. È un’idiozia…”

Dalle colonne del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni dice la sua sull'acceso scambio verbale tra Antonio Conte e Andrea Agnelli

Gianni Pampinella

Dalle colonne del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni dice la sua sull'acceso scambio verbale tra Antonio Conte e Andrea Agnelli.

"Antonio Conte non sarà il prossimo allenatore della Juventus. Le certezze finiscono qui. Passo alle ipotesi: non era la prima volta che Antonio affrontava da ex la Juve di Andrea Agnelli. Presumo pertanto che a scatenare la sua reazione (il dito medio mostrato per ben due volte ai dirigenti) debba essere stato qualcosa o qualcuno insopportabilmente provocatorio: considerate sufficienti le parole che Bonucci ha pronunciato quando il tecnico ha contestato una decisione di Mariani («rispetto per l’arbitro»)? Io no: le rubrico sotto la voce “futili motivi”. Che abbia ricevuto offese intollerabili?".

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"Resta inteso che martedì sera abbiamo assistito a uno straordinario - e rinunciabile - momento di verità. Grazie al quale Conte, profeta dell’esasperazione costruttiva, ha reciso il cordone ombelicale che lo legava da 30 anni alla Juve: un’autentica idiozia pretendere la rimozione della stella che porta il suo nome. Da oggi il Feroce Salentino è un po’ più interista. Sempre attraverso l’episodio verificatosi in Coppa Italia (il torneo più hot della stagione, se ripenso a Lukaku-Ibra) chi per mesi aveva ipotizzato il suo possibile ritorno a Torino ha avuto la prova definitiva del fatto che gli Agnelli si erano legati al dito (medio) l’addio a ritiro iniziato (era il 15 luglio 2014). La Famiglia non ama essere lasciata: la Famiglia lascia".

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"La risonanza data al bisticcio merita un approfondimento, anzi due. Non è vero - ecco il primo - che ci si abitua a tutto: maleducazione e scortesia ci colgono sempre di sorpresa. Ora il secondo: la pandemia ha chiuso gli stadi e aperto una stagione di sgarbatezze rivelate e urlate nel silenzio spettrale, eventi che molti salutano compiaciuti senza tener conto dello spirito che anima il calcio fin dalla nascita: quel che succede in campo deve restare in campo".

(Corriere dello Sport)

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