Walter Zenga lancia l'Inter. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l'Uomo Ragno non vuol sentir parlare di pericolo Stjarnan: "Ma pensiamo davvero che possa dar fastidio una squadra islandese? Siamo messi male... Molto simpatici quando esultano, per carità, ma l’unico problema mi sembra possano essere le quattro ore di volo per arrivare là».
primo piano
Zenga: “Pericolo Stjarnan? Ma non scherziamo. E’ Inter da CL, l’addio ai big…”
Walter Zenga lancia l’Inter. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’Uomo Ragno non vuol sentir parlare di pericolo Stjarnan: “Ma pensiamo davvero che possa dar fastidio una squadra islandese? Siamo messi male… Molto...
Guardi che lei nell’87 ha perso a San Siro con una squadra finlandese.
«Zero-uno con il Turun Pallouseura: incidenti di percorso che ti capitano una volta in una carriera. Però poi abbiamo vinto 2-0 in Finlandia: dai, in due partite non c’è storia».
Beh, certo: lei da poco ha detto che l’Inter deve puntare allo scudetto.
«Ho forzato il concetto. Lo scudetto per l’Inter è arrivare in Champions, giusto? Ecco, deve puntare a quello: senza se e senza ma. Perché riparte da un 5° posto e deve migliorare di due posizioni, non dieci. Perché da gennaio, a cominciare da Hernanes per finire con Medel, sono arrivati sette buoni giocatori. E magari ne arriva ancora qualcun altro».
Qualcuno se n’è anche andato, però.
«Ognuno pensa di poter giocare fino a sessant’anni, ma gli immortali non esistono: a un certo punto si cambia, è successo anche a me e a un sacco di gente. Era finito un ciclo, erano scaduti dei contratti, era giusto abbassare l’età media: nulla di scandaloso, mi pare».
Cosa le piace di questa Inter?
«Due cose. E’ stata rinforzata dove serviva, per avere una rosa buona anche per Europa League e Coppa Italia, che l’anno scorso forse è stata sottovalutata. Sbagliato: con quattro partite la Coppa Italia può garantirti l’Europa».
E la seconda cosa?
«Se prendi giocatori che hanno qualcosa da dimostrare, prendi giocatori che ti danno qualcosa in più. E i nuovi dell’Inter vengono tutti da una stagione difficile. Anche Medel, retrocesso con il Cardiff».
Però ha fatto un buon Mondiale
«Ottimo, ma da difensore, e non credo l’Inter l’abbia preso per quel ruolo. Io sinceramente in mezzo al campo vedo bene gente con più qualità: il calcio va in questa direzione».
Ok, adesso parla come Thohir. Ma lei da allenatore accetterebbe di sentirsi consigliare di giocare più spesso a quattro?
«Le squadre che eccitano di più sono quelle che hanno un gioco brillante, più offensivo: il resto sono numeri, solo numeri. Conta solo che un allenatore scelga come giocare in base alle qualità dei giocatori che ha. Per questo dev’essere flessibile: se sai insegnare solo un tipo di calcio, devi fare un altro mestiere».
E come vede Conte a fare il mestiere di c.t.?
«Antonio è bravo, mi piace. Però sono curioso di avere una risposta a queste domande. Come farà a tirar fuori dai giocatori le stesse energie senza poterli martellare ogni santo giorno? Come farà il suo preparatore a incidere giocando 8-10 gare all’anno? E davvero i club, soprattutto quelli stranieri, lo aiuteranno con gli stage?».
Lo aiuterà Tavecchio, no?
«Bella battuta: la sua, quella delle banane un po’ meno. Però va così: un Primavera dell’Atalanta (Grassi, ndr) dice “vu’ cumprà” a un avversario e si becca dieci giornate, le curve fanno cori razzisti e vengono chiuse, Tavecchio parla di mangiabanane e viene eletto presidente federale. E poi non hanno ragione Albertini e Tommasi a dire che non siamo credibili? Se uno sbaglia non deve essere bruciato vivo, ma santiddio qualcosa deve succedere. Che ne so, almeno una multa da dare in beneficenza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA