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Agresti: “Barcellona fuori dalla Champions grazie all’Inter. E ora vietato sbagliare”

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Della due giorni di Champions e dei risultati delle italiane in Europa ha parlato su La Gazzetta dello Sport il giornalista Stefano Agresti: 

Andrea Della Sala

Della due giorni di Champions e dei risultati delle italiane in Europa ha parlato su La Gazzetta dello Sport il giornalista Stefano Agresti:

Se la Champions è lo specchio del livello tecnico di un Paese, e in qualche misura lo è, abbiamo buoni motivi per essere soddisfatti. Soprattutto per una ragione: nel caso in cui riuscissimo a portare tre squadre agli ottavi di finale - ce la possiamo fare, dipenderà in gran parte dal Milan - saremmo probabilmente la seconda forza del continente per numero di formazioni qualificate alle spalle della padrona Inghilterra, che dovrebbe realizzare l’en plein. Un percorso inatteso, che ci collocherebbe davanti alla Spagna, la quale rischia di avere solo il Real nella fase a eliminazione diretta: l’Atletico è più fuori che dentro, Siviglia e Barcellona sono virtualmente eliminate. E i catalani, a meno di clamorose sorprese, lasceranno la coppa per mano dell’Inter, alla faccia dell’irrispettoso sfogo di Xavi nei confronti dei nerazzurri («Se non battiamo in casa questa squadra, è giusto che andiamo fuori»).

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Quando Capello disse per la prima volta che il campionato italiano non era allenante per le squadre che partecipavano alle coppe, molti la presero male. Oggi possiamo pensare che pian piano stia capitando il contrario, e cioè che la Serie A prepari di nuovo le nostre formazioni in modo adeguato all’impatto con l’Europa. Se questo accade, è più per la forza delle idee che dei soldi (quelli non li abbiamo). Le idee del Napoli, come detto: riduce il monte ingaggi e vola. Ma anche le idee della nuova Atalanta, meno bella e più spietata; dell’Udinese, che pesca ovunque giocatori eccellenti; ovviamente del Milan, il quale sulla valorizzazione dei talenti ci ha costruito addirittura uno scudetto, conquistato rimettendo in sesto i conti.

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Il derby di Torino - che la Juve affronta in mezzo a una crisi terribile - ci introduce dentro un mese che dirà moltissimo nella corsa allo scudetto. Da qui al 13 novembre, quando il campionato lascerà spazio al Mondiale, si giocheranno sei giornate: non ci riveleranno chi vincerà il titolo, ma ci diranno chi non potrà conquistarlo. L’Inter e (soprattutto) la Juve non possono allontanarsi ancora dalle prime se vogliono essere protagoniste nel momento decisivo. È già arrivato il momento in cui - per loro - è vietato sbagliare.

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