Osvaldo Bagnoli, intervistato dal Corriere dello Sport, ha ripercorso le tappe della sua esperienza all'Inter: "Il primo anno fu bellissimo. Da tempo i nerazzurri andavano male. Arrivammo al secondo posto e disturbammo il Milan, allora fortissimo. L’anno dopo ebbi una discussione con il Presidente Pellegrini che alla fine mi esonerò. Ho letto una sua intervista, dieci anni dopo, nella quale si rimproverava di averlo fatto e ne sono stato contento. Per me, nel calcio, ognuno deve fare il suo mestiere. Un presidente non deve fare l’allenatore e viceversa». Bergomi mi ha detto che lei era un tecnico avanti sugli altri, che giocava col 3-5-2 quando ancora non si sapeva cosa fosse. Ma, come unica nota critica, ha sottolineato che lei si trovava bene con undici titolari e faticava a gestire una rosa larga. «Ha ragione. Io, quando facevo il calciatore, volevo sempre giocare. Anche in una categoria inferiore, purché giocassi. Da allenatore mi rendevo conto di quanto fosse doloroso lasciare in panchina qualcuno e così si creavano tensioni. Più largo era il gruppo e più faticavo. E’ vero». Perché dopo l’Inter non ha più allenato? «Perché volevo stare a casa, con la mia famiglia. Negli ultimi anni non li avevo quasi visti. Perciò decisi di smettere. Non avevo ancora sessant’anni. Certo l’esonero dell’Inter mi aveva dato un dolore ma fu prevalente la voglia di ritrovare la mia vita e la sua semplicità. Non ho rimpianti, mai avuti. Torno allo stadio ogni tanto a vedere il Verona. Il presidente mi manda sempre due tessere, una per mia moglie e una per me. Lei mi veniva sempre a vedere, sia da calciatore che da allenatore. Ora andiamo insieme, allo stadio. E ancora mi diverte, perché è, sempre, un gioco. Il più bello che ci sia».
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Bagnoli: “Inter, primo anno super. Poi litigai con Pellegrini. Fu un dolore, mi ritirai per…”
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