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Beccalossi: “Tra me e l’Inter amore vero ed eterno. Quando sbagliai due calci di rigore…”

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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Evaristo Beccalossi ha ricordato un curioso episodio di Inter-Slovan Bratislava

Matteo Pifferi

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Evaristo Beccalossi ha ricordato un curioso episodio quando, in Inter-Slovan Bratislava del 1982, sbagliò due calci di rigore:

«Siamo nel secondo tempo e fischiano un rigore per noi: il loro mediano mi butta giù in area e non ci sono dubbi. La partita è ancora ferma sullo 0-0. Sono il rigorista designato, vado a prendere il pallone, lo metto sul dischetto, prendo la ricorsa, e calcio una specie di mozzarella: fuori. Non mi dispero e continuo a giocare come se nulla fosse successo».

Passano soltanto pochi minuti e...

«Vado via sulla destra, piazzo un cross in mezzo all’area, un avversario tocca il pallone con il braccio e l’arbitro fischia un altro rigore».

E a quel punto?

«Beh, confesso, a distanza di quasi quarant’anni, che qualche dubbio mi è venuto. Mi dico: “Che cosa faccio? Tiro o lascio l’incombenza a qualcun altro?”. Vado da Altobelli, che era il secondo rigorista e anche il mio “socio”, e gli faccio: “Dai, Spillo, tiralo tu!”. Ma Spillo mi fa segno di no con la testa, poi arriva Lele Oriali, che era la mia coscienza e quella di tutta la squadra, mi dà una pacca sulla spalla e mi invita a calciare. Metto ancora il pallone sul dischetto e, sempre di sinistro, indirizzo il tiro sulla sinistra del portiere. Lui si tuffa e ribatte. Allora io piombo sulla respinta e calcio di destro con una violenza mai vista. Ancora parato. Il portiere dello Slovan è un certo Milan Mana, mai più sentito nominare. A quel punto, per me, e forse per tutti i tifosi nerazzurri, è sceso il buio».

Che cosa è accaduto subito dopo?

«Ricevo un passaggio e sono talmente nervoso e talmente arrabbiato che tutti i muscoli sono tesi, e succede che m’infortuno. Ovviamente vengo sostituito. Entra Roberto Bergamaschi al mio posto. Cammino a testa bassa verso lo spogliatoio, mi accorgo che la gente segue tutta la mia passeggiata e mi sento in colpa, tremendamente in colpa verso i tifosi che mi amano. Entro nello spogliatoio e spacco due porte. Urlo come un matto, lì da solo, e non c’è verso di calmarmi».

L’Inter, intanto, segna con Altobelli e Sabato e vince la sfida 2-0.

«Meno male, altrimenti chissà che cosa avrei fatto... I compagni, tornati nello spogliatoio, sono davvero gentili: mi consolano, mi dicono che non è successo niente, che è andato tutto bene. Bene un corno, penso io. Temo di aver rovinato il mio rapporto con il pubblico, che è la cosa a cui tengo di più. Anche il presidente Ivanoe Fraizzoli e Sandro Mazzola vengono negli spogliatoi e mi dicono parole gentili. E quando, dopo aver recuperato dall’infortunio, torno a giocare a San Siro i tifosi mi accolgono con un’ovazione: Eee-varisto! Eee-varisto! Un boato di passione. E in quel momento lì capisco che tra me e l’Inter è amore vero, e lo sarà per sempre. Nulla potrà incrinarlo, neanche due rigori sbagliati nella stessa partita».

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