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Biasin: “C’è solo l’Inter: avversarie liquefatte. Juve, il ‘peccato originale’…”

Il giornalista di Libero, Fabrizio Biasin, commenta sulle pagine del quotidiano l'ultimo turno di Serie A e la lotta scudetto

Alessandro De Felice

Fabrizio Biasin ha commentato sulle colonne di Libero l'ultimo turno di Serie A con il successo dell'Inter a Bologna. I nerazzurri aumentano il gap con le inseguitrici:  "C’è solo l’Inter, nel senso che le avversarie, lassù in cima alla classifica, si sono liquefatte come tante Uova di Pasqua gettate nel forno della pizza. C’è solo l’Inter, perché al netto di tutto, ormai, chi insegue i nerazzurri preferisce guardarsi le chiappe e pensa - giustamente - solo alla qualificazione-Champions. L’Atalanta ha le idee chiarissime e non c’è neanche bisogno di spiegare perché. Sì, è vero, magari i bergamaschi incassano qualche rete di troppo, ma danno sempre la sensazione di poterne fare una in più dei loro avversari".

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Il giornalista parla anche del Milan di Pioli: "Andava come un treno, invece, ha perso un po’ di certezze. Qualcuno dice per colpa di mister Pioli («contro la Sampdoria ha sbagliato formazione!»), noialtri pensiamo semplicemente che quello rossonero sia un gruppo dal quale non si può pretendere la luna: sono i più giovani del campionato, arrivano da anni di amarissime delusioni, dovessero anche solo piazzarsi al quarto posto avrebbero realizzato una piccola impresa. Chi pensa il contrario... pensa male".

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Infine la Juve: "Ecco, la Juve è una buona squadra. E voi direte: «Beh, ma allora...». E invece no, il problema è tutto lì: “buona” è troppo poco, anzi pochissimo se sei abituato a far man bassa in Italia da un quasi un decennio. Le responsabilità? Sono di Pirlo, ovvio: le formazioni che getta in campo sono senza idee e giocano di puro istinto. Ma, soprattutto, la colpa è di chi si è “dimenticato” di costruirla, una squadra, e, anzi, l’ha smantellata pezzo dopo pezzo. Nella stagione 2018-19 i bianconeri erano un gruppo micidiale, allenato da un fenomeno (Allegri); l’anno successivo si sono trasformati in un gruppo forte, allenato da un tecnico capace (Sarri); ora sono un gruppo appena discreto, allenato da un esordiente (Pirlo).

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L’errore dei dirigenti è stato credere che il limite della Juventus fosse in panchina e non allo specchio. Ecco, questo “peccato originale” e di presunzione può essere mascherato solo in un modo, ovvero con la qualificazione alla prossima Champions League, perché un anno senza scudetto è cosa normale e persino fisiologica, ma una stagione senza l’Europa dei milioni - per chi ha un monte ingaggi superiore a 200 milioni di euro - sarebbe una vera tragedia economico-sportiva. Il match-spareggio di mercoledì (i campioni d’Italia recuperano dopo due sole ere geologiche la partita con il Napoli) è più che decisiva, è vitale".

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