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Blatter: “Io fatto fuori da un complotto. VAR? Ridurre errori ok, toglierli del tutto no”

L'ex presidente della FIFA racconta la sua versione dei fatti

Matteo Pifferi

L'ex presidente della FIFA Sepp Blatter ha parlato al Corriere della Sera di molti temi. Dallo scandalo che lo ha coinvolto sino al VAR ed ai rapporti con Platini e Blatter. Ecco le sue parole:

"Alla fine mi ha sospeso un tribunale sportivo, ma tutta l’attività della commissione etica ha lasciato l’impressione che si sia trattato solo di un gigantesco complotto. La giustizia ordinaria non mi ha mosso accuse, alla fine hanno fatto tutto gli americani. E gli inglesi, soprattutto gli inglesi".

TRAVOLTO DALLO SCANDALO QATAR - "Il comitato esecutivo aveva un’intesa: la Coppa del Mondo 2018 doveva andare alla Russia, quello dopo agli Usa. Era un ponte ideale: le nazioni che erano state in guerra fredda per anni venivano riunite dal calcio. E invece i piani saltarono». Come? Perché? «In Francia comandava Sarkozy che faceva affari con l’allora principe ereditario del Qatar, oggi emiro, Tamim bin Hamad al Thani. I due si vedono all’Eliseo a cena e convocano Platini, allora presidente Uefa e nel comitato esecutivo della Fifa,he sosteneva la doppia assegnazione Russia-Usa. Finito l’incontro Platini mi chiama.“Sepp, ho un problema e se ce l’ho io ce l’hai anche tu. Sarkozy mi ha chiesto di votare per il Qatar e mi ha detto che anche i miei amici devono andare in quella direzione”. Non ero d’accordo, alla fine ha vinto il Qatar. Il presidente Obama però non era arrabbiato, perché negli Usa solo il football americano era popolare. Gli inglesi, loro sì che si arrabbiarono e se la presero con me".

PERCHÈ GLI INGLESI - "Furono loro a soffiare sul fuoco, accendendo gli americani. Mi hanno attaccato i politici, poi hanno messo in campo diversi agenti. Non potevano accettare di non aver avuto il Mondiale. “Abbiamo inventato noi il calcio”, dicevano. Si sono scordati di aver inventato pure il fair play e accettare la sconfitta".

ANCHE I GIUDICI DELLA COMMISSIONE CACCIATI - "Intanto io e Platini non siamo stati condannati né per corruzione, né per tangenti, ma sospesi per cattiva condotta gestionale. Ma quei 2 milioni la Fifa glieli doveva. Quando sono andato davanti alla commissione etica era come stare davanti all’inquisizione. Poi, dopo, chi aveva addosso il marchio “B” di Blatter è stato mandato via".

RAPPORTO CON PLATINI E INFANTINO - "Non ci sentiamo più da tempo. Siamo stati uniti durante il processo, poi ognuno per sé. Potrei nelle prossime settimane chiedere una revisione del processo». Dopo Blatter e Platini, alla Fifa è arrivato Infantino. Nei due mesi dopo la sua elezione veniva a casa mia. La sera mangiavamo pane e salame e un buon bicchiere di vino. Gli chiesi di poter riprendere i miei effetti dall’ufficio e risolvere i problemi personali amministrativi con la Fifa. Mi disse che non c’era problema, poi non l’ho più sentito. La mia roba è ancora lì".

MOLTI CALCIATORI NELLA FIFA - "Il calcio ha una base di tifosi di 1,6 miliardi di persone. La Fifa è partita da zero e ora gestisce miliardi. L’Industria del calcio è anche turismo, stadi, spettatori, sponsor: genera ogni anno ricavi per più di 100 miliardi. È lo specchio della vita reale e nella società non esistono solo i giocatori, servono pure gli altri per far funzionare tutto".

VAR - "Ridurre gli errori è un bene ma toglierli del tutto no, così si perde l’aspetto umano del gioco. Il rapporto calcio-televisione però è vitale: con la tv il calcio ha raggiunto ogni angolo del pianeta".

ZIDANE-MATERAZZI RIVISTA ALLA MOVIOLA - "Lì la tv aiutò molto, sì. Sarebbe stato ingiusto lasciare in campo Zidane. Non premiai l'Italia? Preferisco non tornare ancora su quell’episodio, l’Italia meritava di vincere e questo è tutto".

RAPPORTO TORMENTATO CON L'ITALIA - "Ma non è così, nel 1997 ricevetti anche il Premio Artemio Franchi. Prima, negli anni 70, ero direttore marketing della Longines, sponsor della Ferrari. Mi portarono a Maranello da Enzo Ferrari: ero un ragazzo, mi mise soggezione. Poi, dopo i Mondiali del ’90, ho avuto ottimi rapporti con la famiglia Agnelli e con Montezemolo che, una volta passato in Ferrari, usava mandarmi un biglietto d’auguri con scritto: “Con nostalgia del calcio”». Però a livello di Federazione non ci ha mai troppo amato, perché? «Beh, non è che voi amavate troppo me. Quando Havelange decise di ritirarsi nel 1998, Matarrese venne da me, che ero segretario della Fifa, e mi disse: “Sepp ti devi fare da parte”. Poiché Havelange era dimissionario, in tre minuti (con una mozione votata all’istante) mi fece fuori dal comitato Fifa. Era metà marzo del 1998, a fine mese mi candidai, sostenuto da Platini. Matarrese tornò: “Eh dai, non facciamo la guerra, accordiamoci”. Troppo tardi, dissi. Vincemmo con i voti delle federazioni americane".

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