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Branchini: “Lukaku mossa non indispensabile. L’Inter ha Lautaro. Potrebbe bloccare…”

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In una lunga intervista al Corriere dello Sport, l'agente ha toccato diversi temi

Gianni Pampinella

In una lunga intervista al Corriere dello Sport, Giovanni Branchini ha toccato diversi temi. Dalla crisi del calcio italiano, fino al ritorno di Romelu Lukaku. "Come si esce dalla crisi? Attraverso scelte fatte con competenza, non inseguendo la popolarità del colpo. Scelte giovani, e comunque di giocatori che abbiano potenzialità da esprimere e una carriera da costruire, non di campioni datati con bacheche e conti correnti strapieni. Le stelle sono poche ormai e spesso inaccessibili, il potere d’acquisto dei club italiani si è ridotto notevolmente negli ultimi anni. I nostri top non possono più competere con i ricchissimi inglesi e gli Stati sovrani".

Lukaku Inter visite cifre

Cento milioni per Darwin Nunez, 300 e passa per Haaland, c’è addirittura chi parla di un miliardo del Psg per non far partire Mbappé per Madrid.

«Dovete chiederlo a chi li spende, quei soldi, non a chi li incassa! Si legge di commissioni multimilionarie all’agente e al padre di Haaland, secondo voi qualcuno controlla la regolarità delle operazioni o si gira disinvoltamente dall’altra parte? Perché non dare un’occhiata alle documentazioni che accompagnano quei pagamenti, visto che si è organi di controllo? I soldi ai genitori e ai parenti sono legittimi? Non meravigliamoci poi se fanno scuola nonostante le norme non sembrano consentirli. Mi domanda di Mbappé... Il presidente della Fifa vive a Doha e non mi sembra che abbia intenzione di farci sapere se è tollerabile, o meno, che uno Stato sovrano possieda un club sfruttando serenamente la propria disponibilità finanziaria e la flessibilità nella gestione degli aspetti commerciali. Il confine tra ricchezza e arroganza spesso sconfina nella più inaccettabile sopraffazione. Tutto consentito? Tutto lecito? Ce lo facciano sapere. Ci sarebbe bisogno di un confronto su molti temi, ma questi incontri non ci vedono coinvolti, mai: vi sembra normale?».

Branchini, ammetterà che nel suo settore le mele marce non mancano.

«Nel calcio, a tutti i livelli, non mancano quantità di esempi poco edificanti. Dirigenti della Fifa finiti in galera o ancora sotto processo, proprietà imbarazzanti, ogni anno assistiamo a tentativi di ingresso nel calcio da parte di avventurieri che come arrivano scompaiono. L’albero delle mele marce non è particolarmente selettivo, non conosce categorie. Negli anni l’aspetto sportivo ha lasciato il campo a quello finanziario e i danni si sono notati. Per questo il calcio italiano dovrebbe tornare al primo anche in funzione del secondo».

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Si spieghi meglio.

«La soluzione sono i giovani, le intuizioni, la conoscenza, le competenze. Gli Abraham, più che i Lukaku, soprattutto se si ha già in organico un giocatore come Lautaro. La mia è soltanto un’opinione, non entro nel merito dell’operazione, tuttavia dico che solo partendo dalle conoscenze specifiche si possono risolvere i problemi del calcio italiano. I cui esponenti non possono certamente giocare con le stesse carte di 4, 5 club, dei colossi finanziari. A proposito dei giovani, in particolare degli italiani, anche il decreto crescita, così come era concepito, ha creato problemi».

Juve, Roma, Inter, Lazio, Napoli ripetono da settimane la stessa litania: prima si vende e poi si compra.

«Si devono creare i posti per i nuovi ingressi, e la colpa non è solo della pandemia. Se non si sbloccano alcune situazioni, i nostri club non possono operare».

Ha detto che Lukaku non l’avrebbe riportato in Italia.

«Non lo vedo, la considero una mossa non indispensabile, disponendo - l’Inter - di uno come Lautaro che secondo me ha potenzialità straordinarie non del tutto espresse. Inoltre il ritorno di Lukaku potrebbe bloccare altre operazioni tecnicamente valide. Dybala intende? Anche».

Le concedo un unico desiderio. Lo esprima.

«Vorrei che venisse data la possibilità ai nostri migliori giovani di crescere con più serenità, con meno ricchezza e fatua popolarità. Meno titoloni anche. Avrebbero così il tempo e la fame per poter completare il percorso di crescita diventando quei campioni di cui il nostro movimento ha disperatamente bisogno».

(Corriere dello Sport)

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