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Cannavaro: “Ecco in cosa Conte assomiglia a Sarri. Spero che l’ambiente Inter…”

Il Pallone d'Oro 2006 parla così di Conte e Sarri

Matteo Pifferi

Lunga intervista concessa da Fabio Cannavaro ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. L'ex difensore di Inter, Juventus e Napoli ha parlato anche del ritorno in Italia di allenatori come Sarri e Conte.

Tecnici che hanno vinto a livello internazionale. La Serie A riprende quota.

«Mi auguro che il nostro campionato cresca. Conte e Sarri tornano arricchiti dall’esperienza al Chelsea, Ancelotti in giro per l’Europa ha vinto tutto. Però, non è che Allegri o Spalletti fossero scarsi. Capisco che in certe situazioni; o cambi giocatori o allenatore. E la seconda soluzione è più semplice per ridare stimoli alla squadra».

Apriamo i quaderni.

«Anche se diversi nel tipo di gioco, Antonio e Maurizio si somigliano. La cura dei particolari, i compiti precisi affidati ad ogni giocatore. Lo studio profondo di ogni caratteristica avversaria. Con Carlo personalmente ho imparato a difendere a zona e poi lui ha un carisma eccezionale e per la coerenza di comportamenti è sempre credibile coi giocatori».

Sarri alla Juve «sblocca» la popolarità di Ancelotti a Napoli?

«Lasciamo perdere le questioni di tradimento, perché parliamo di professionismo. Secondo me a Napoli nella scorsa stagione da gennaio ha pesato il distacco abissale dalla Juve in campionato, che ha spento l’entusiasmo. Con Sarri la gente si divertiva di più e sognava lo scudetto. Ora la situazione può cambiare a favore di Carlo».

Perché Sarri è nemico?

«No. Perché Ancelotti parte dal lavoro già fatto e ha un’ossatura di squadra ben definita. Gli altri dovranno impostare il lavoro nuovo e avranno bisogno di tempo. Speriamo gli ambienti glielo diano».

Cosa vuol dire?

«Spero non facciano “pagare” a Sarri e Conte i loro precedenti rispettivamente di antijuventinità e di juventinità. Il calcio è fatto di campanili, ma le società sono solide per ragionare sul progetto».

E l’Inter?

«Era già forte come organico e Antonio sta intervenendo in alcuni ruoli chiave. Con lui sicuramente la squadra alzerà i ritmi. Che poi è quello che manca oggi al calcio italiano per essere competitivo a livello internazionale. Ritengo sia il salto di qualità più importante da fare. Per il ritmo in partita, servono anche meno sospensioni Var e meno fischi degli arbitri per giocare di più. Ma serve soprattutto allenarsi con più intensità. Poi è chiaro che in una stagione con 3 partite a settimana, la differenza la faranno i particolari".

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